Come prepararsi alla HAT (pt.1): al via con la moto giusta e un minimo di esperienza - VIDEO
Corrado Capra ci dà i consigli per affrontare l'evento nel modo migliore: "I percorsi non sono difficili, ma impegnativi. Sopra i 150 chili vanno bene tutte le moto, e a volte le vecchie dual sono meglio delle nuove adventure"
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Gli eventi HAT, ovvero le Hardalpitour, sono manifestazioni di adventouring che – per usare le parole di Corrado Capra, organizzatore- “non sono difficili ma impegnative”. Si tratta di guidare in fuoristrada per almeno 300 chilometri su 500, sempre che non si scelga la versione Extreme, come nel caso della Sanremo-Sestriere, e allora le distanze sono ancora maggiori. Che tipo di motociclista e che tipo di moto rispondono all'identikit del miglior equipaggio? Andiamo con ordine e cerchiamo di capire.
Esperienza sì, ma senza esagerare
Non è necessario essere un pilota di enduro per prendere parte a una HAT. “Si percorrono strade di almeno due metri di larghezza, dove può passare un 4x4” spiega Capra, e tolte le eccezioni dovute a brevi tratti nel bosco un po' più impegnativi, è effettivamente così. Le cose si possono complicare in caso di pioggia, ma per quanto riguarda i percorsi, non si incontrano mai single track. Le difficoltà maggiori sono statisticamente rappresentate dalle pietraie e dal fango, ma sono tutte situazioni superabili con la calma e un minimo di esperienza. Ecco, se avete appena acquistato la vostra prima moto “adventure” e non siete mai andati più in là di qualche strada bianca, forse è il caso di rimandare l'iscrizione alla HAT e fare un minimo di prove su percorsi brevi, ma per il resto non ci sono motivi per rinunciare.
La moto giusta
Detto del pilota, è il momento della moto. “L'unico vero limite è rappresentato dal peso – ricorda Capra-. Noi abbiamo imposto un peso minimo di 150 chilogrammi, che serve più che altro a garantire che nel parco partenti ci siano moto orientate al turismo, piuttosto che al fuoristrada specialistico. Tendenzialmente poi sono moto dotate di una discreta autonomia, il che rende meno problematico l'approvvigionamento di carburante”. Alle Hardalpitour sono presenti in gran quantità le grosse bicilindriche. “BMW, KTM e Honda sono le marche più diffuse, sono soprattutto i nordici a preferire i grossi bicilindrici. Ma in genere si tratta di piloti molto allenati e strutturati dal punto di vista fisico, gente che sa manovrare anche nello stretto moto da 230 e passa chilogrammi”.
Nutrita anche la presenza di moto vintage, dual che spopolavano a cavallo tra anni '80 e '90. “Ténéré, Dominator, XT, Africa Twin, DR: sono tutte moto piuttosto facili, leggere al cospetto di quelle odierne e che non hanno elettronica. Facili da gestire e riparare, fedeli al motto che quel che non c'è non si rompe”.
Esperienza sì, ma senza esagerare
Non è necessario essere un pilota di enduro per prendere parte a una HAT. “Si percorrono strade di almeno due metri di larghezza, dove può passare un 4x4” spiega Capra, e tolte le eccezioni dovute a brevi tratti nel bosco un po' più impegnativi, è effettivamente così. Le cose si possono complicare in caso di pioggia, ma per quanto riguarda i percorsi, non si incontrano mai single track. Le difficoltà maggiori sono statisticamente rappresentate dalle pietraie e dal fango, ma sono tutte situazioni superabili con la calma e un minimo di esperienza. Ecco, se avete appena acquistato la vostra prima moto “adventure” e non siete mai andati più in là di qualche strada bianca, forse è il caso di rimandare l'iscrizione alla HAT e fare un minimo di prove su percorsi brevi, ma per il resto non ci sono motivi per rinunciare.
La moto giusta
Detto del pilota, è il momento della moto. “L'unico vero limite è rappresentato dal peso – ricorda Capra-. Noi abbiamo imposto un peso minimo di 150 chilogrammi, che serve più che altro a garantire che nel parco partenti ci siano moto orientate al turismo, piuttosto che al fuoristrada specialistico. Tendenzialmente poi sono moto dotate di una discreta autonomia, il che rende meno problematico l'approvvigionamento di carburante”. Alle Hardalpitour sono presenti in gran quantità le grosse bicilindriche. “BMW, KTM e Honda sono le marche più diffuse, sono soprattutto i nordici a preferire i grossi bicilindrici. Ma in genere si tratta di piloti molto allenati e strutturati dal punto di vista fisico, gente che sa manovrare anche nello stretto moto da 230 e passa chilogrammi”.
Nutrita anche la presenza di moto vintage, dual che spopolavano a cavallo tra anni '80 e '90. “Ténéré, Dominator, XT, Africa Twin, DR: sono tutte moto piuttosto facili, leggere al cospetto di quelle odierne e che non hanno elettronica. Facili da gestire e riparare, fedeli al motto che quel che non c'è non si rompe”.
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