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Vanni Oddera, la Mototeriapia sbarca in Inghilterra

Con un’incursione nelle pediatrie del Great Western Hospital di Swindow e dell' Ancorns Children's hospice di Worcester, la Mototerapia di Vanni Oddera è approdata oltre confine. Entusiasti quanto i bambini, i medici inglesi si sono dimostrati aperti e volenterosi di “dare benessere psicofisico ai loro pazienti”
Mototerapia
Dal 2009, con la “sua” Mototerapia, il freestyler Vanni Oddera ha regalato, grazie anche agli amici e ai tanti volontari,  infiniti attimi di gioia, divertimento, stupore e  distrazione a tantissimi ragazzi meno fortunati. Un’avventura cresciuta e consolidatasi nel tempo: da qualche anno a questa parte, Vanni ha sdoganato le moto anche negli ospedali. Grazie alle nuove KTM elettriche sono ormai frequenti le sue incursioni nelle più importanti pediatrie oncoematologiche del Nord Italia, dal Gaslini di Genova al Regina Margherita di Torino. Qui, gli “effetti” che questa terapia alternativa ha sui piccoli pazienti, sui familiari e anche sul personale medico sono stati costantemente misurati, a dimostrazione che anche la mototerapia può essere definita a tutti gli effetti una terapia complementare per specifiche patologie.
Pochi giorni fa, grazie al supporto di KTM Italia e Luxuryspa, con il patrocinio del comune di Conegliano Veneto, per la prima volta il “Freestyle Hostipal” è atterrato oltre confine.
Le pediatrie del Great Western Hospital a Swindow e dell' Ancorns Children's hospice a Worcester si sono trasformate in un gigantesco parco giochi, in cui i bambini si sono divertiti moltissimi:  moto che sfrecciavano silenziose nei corridoi, salti sulle rampe speciali e poi giri in sella con i piloti. Tanti sorrisi e anche qualche lacrima, questa volta di natura anglosassone.
Una prima esperienza estera che ha dimostrato l’utilità della terapia, non solo in Italia.
Anzi - racconta Oddera -  ho trovato una apertura che spesso non trovo da noi. In Italia alcuni ospedali gestiti da persone che seguono protocolli consolidati e non vogliono prendersi responsabilità di fare qualcosa che vada oltre il consueto e conosciuto. In questa – spero prima tappa – inglese ho incontrato personale medico con voglia di provare e sperimentare, con la mia ktm ho saltato una ragazza sul letto da cui non si poteva alzare! Ho incontrato giovani professionisti con voglia di fare e di andare oltre l' abitudine acquisita, con l'unico obiettivo di dare benessere psicofisico ai loro pazienti”.
È motivo di orgoglio – per noi motociclisti e non solo – sapere che questo modo alternativo di vivere la moto, di utilizzare la moto come strumento per far star meglio le persone, abbia i natali in un paesino ligure, da parte di un uomo che qualche anno fa decise di voler cambiare il mondo intorno a sé utilizzando la propria passione e condividendo quella cosa che lo faceva stare meglio. “Se la moto fa star bene me, perchè non posso far star bene gli altri?”

 
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