Stop ai motori a benzina: l'Italia chiede una deroga al 2040
Dettata dal Parlamento Europeo, la “tabella di marcia” riferita allo stop dei motori diesel e benzina entro il 2035 non piace ad almeno una decina di Paesi membri. Tra questi anche l’Italia che, per voce del ministro Cingolani chiederà una “deroga” al 2040
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Politica e trasporti
Si tenta la deroga
La proposta approvata dal Parlamento Europeo a inizio giugno prevede lo stop alla vendita di mezzi con motori diesel e benzina entro il 2035. Una decisione che ha lasciato perplessi molti paesi dell’Unione, intenzionati ad aprire un “negoziato” con il Parlamento al fine di trovare un compromesso più morbido per ciò che riguarda la definitiva e totale cessazione delle vendite di mezzi "termici".
L’obiettivo sarebbe quello di abbassare il target di riduzione di CO2 delle auto dal 100 al 90% e, in base al concetto di neutralità tecnologica, di lasciare di contro più spazio ai biocarburanti. Un sorta di “deroga” che amplierebbe di fatto la finestra delle vendite fino almeno al 2040. In vista del Consiglio Ue clima-ambiente-energia del prossimo 28 giugno, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani s’è detto pertanto al lavoro su una posizione “comune” formulata insieme ad una decina di altri Paesi europei, tra cui la Germania. La direttiva, va specificato, riguarda solo le automobili, ma è chiaro che l’eventuale decisione avrebbe inevitabili ripercussioni anche sulle moto e sugli scooter a benzina.
Una decisione tutt’altro che scontata, considerando che già in sede di voto il Parlamento aveva bocciato bocciato l’analogo emendamento proposto dal Ppe (il Partito Popolare Europeo) che prevedeva, appunto, di limitare la riduzione delle emissioni per le auto entro il 2035 del 90% invece del 100%. “Il problema è banalmente di maggioranza”, ha detto Cingolani. “Al Consiglio ci saranno 27 stati, se ci sarà una maggioranza qualificata per bloccare il 100% a partire dal 2035 vince quest’idea, se non c’è ci rassegneremo e ognuno di noi cercherà di fare quello che può. Però intanto bisogna fornire i dati e cercare di convincerli che ci sono diversi metodi paralleli per raggiungere l’obiettivo primario”.
Servono i numeri
Per quanto riguarda la proposta di limitare le emissioni al 90 e non al 100%, l’Italia ha attualmente preparato un documento congiunto con Portogallo, Bulgaria, Romania e Slovacchia, ma non basta: bisogna ampliare il fronte. “Una decina di Paesi - ha aggiunto Cingolani con l’appoggio di Giorgetti - è sulla posizione del phase out al 90%. In questo modo si lascerebbe una finestra per valutare il processo tecnologico nei 13 anni che ci separano dalla scadenza”. In ogni caso, va detto, anche all’interno del nostro Pese si registrano opinioni e posizioni opposte. Tra queste quella del ministro PD Orlando che, di fatto, ha difeso senza esitazione la tabella di marcia “proposta” dal Parlamento Europeo.
L’obiettivo sarebbe quello di abbassare il target di riduzione di CO2 delle auto dal 100 al 90% e, in base al concetto di neutralità tecnologica, di lasciare di contro più spazio ai biocarburanti. Un sorta di “deroga” che amplierebbe di fatto la finestra delle vendite fino almeno al 2040. In vista del Consiglio Ue clima-ambiente-energia del prossimo 28 giugno, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani s’è detto pertanto al lavoro su una posizione “comune” formulata insieme ad una decina di altri Paesi europei, tra cui la Germania. La direttiva, va specificato, riguarda solo le automobili, ma è chiaro che l’eventuale decisione avrebbe inevitabili ripercussioni anche sulle moto e sugli scooter a benzina.
Una decisione tutt’altro che scontata, considerando che già in sede di voto il Parlamento aveva bocciato bocciato l’analogo emendamento proposto dal Ppe (il Partito Popolare Europeo) che prevedeva, appunto, di limitare la riduzione delle emissioni per le auto entro il 2035 del 90% invece del 100%. “Il problema è banalmente di maggioranza”, ha detto Cingolani. “Al Consiglio ci saranno 27 stati, se ci sarà una maggioranza qualificata per bloccare il 100% a partire dal 2035 vince quest’idea, se non c’è ci rassegneremo e ognuno di noi cercherà di fare quello che può. Però intanto bisogna fornire i dati e cercare di convincerli che ci sono diversi metodi paralleli per raggiungere l’obiettivo primario”.
Servono i numeri
Per quanto riguarda la proposta di limitare le emissioni al 90 e non al 100%, l’Italia ha attualmente preparato un documento congiunto con Portogallo, Bulgaria, Romania e Slovacchia, ma non basta: bisogna ampliare il fronte. “Una decina di Paesi - ha aggiunto Cingolani con l’appoggio di Giorgetti - è sulla posizione del phase out al 90%. In questo modo si lascerebbe una finestra per valutare il processo tecnologico nei 13 anni che ci separano dalla scadenza”. In ogni caso, va detto, anche all’interno del nostro Pese si registrano opinioni e posizioni opposte. Tra queste quella del ministro PD Orlando che, di fatto, ha difeso senza esitazione la tabella di marcia “proposta” dal Parlamento Europeo.
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