Retrofit, dal Ministero una bozza di decreto per elettrificare le vecchie moto
Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha inviato una bozza di decreto a Bruxelles che dovrebbe regolamentare il settore del retrofit, cioè delle conversioni ad elettrico di vecchi motori termici su scooter e moto. Vedremo qualcosa di definitivo nel 2021?
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Politica e trasporti
Da termico ad elettrico con un kit: quali regole?
Qualche settimana fa vi abbiamo parlato del “Retrokit” sviluppato per “aggiornare” i modelli Vespa 50N, 50R, 50 Special, 90, 90SS, 125 Primavera, 125 ET3, PK 50 e 125 con un motore alimentato a batteria. I tre progettisti riminesi lamentavano il fatto che, al momento, il loro retrokit non è omologato e, pertanto, non è possibile utilizzarlo per circolare su strada: servirebbe un’integrazione al decreto retrofit del 2015, che al momento esclude le due ruote dalla conversione all’elettrico. Pare che qualcosa però si stia muovendo. Il Ministero italiano ha presentato all'Europa una bozza di decreto che dovrebbe regolamentare il settore del retrokit sui veicoli di categoria "L". In particolare, secondo la bozza, i "sistemi di riqualificazione elettrica” devono rispondere a precisi criteri. Innazitutto non è possibile affiancare un motore elettrico a uno termico, ma bisogna avere un unico propulsore elettrico; inoltre, deve essere dotato di batteria e di un sistema che permetta la ricarica e la gestione della potenza, e la ricarica deve essere possibile attraverso gli standard già disponibili (rete domestica e colonnine). Inoltre, sono vietate alterazioni alle “originarie caratteristiche del veicolo in termini di prestazioni e sicurezza”: non si possono toccare le dotazioni di sicurezza attive e passive e, se l'installazione del motore elettrico richiede modifiche al veicolo, è obbligatorio il nullaosta del costruttore. Sono invece consentite le modifiche che riguardano le parti che trasmettono il moto alla ruota, ma attenzione: potenza e coppia massime devono restare in un range preciso. E se la Casa costruttrice non concede il nullaosta? Sarà compito del Ministero dei trasporti verificare e certificare che il mezzo non sia inferiore in prestazioni e sicurezza all'originale. Superati questi scogli, il produttore dei kit di conversioni ha l'onere dell'omologazione e, se si avvale di un'officina esterna (non tra le ufficiali del produttore), ques'ultima deve rilasciare un certificato che attesti il corretto montaggio del kit. A questo punto i kit già omologati in Europa, potranno essere utilizzati da noi solo se dall'esame documentale mergerà l'idoneità secondi i requisiti di legge. Speriamo che nel 2021 si possa avere una legge che sblocchi il settore anche in Italia.
Qualche settimana fa vi abbiamo parlato del “Retrokit” sviluppato per “aggiornare” i modelli Vespa 50N, 50R, 50 Special, 90, 90SS, 125 Primavera, 125 ET3, PK 50 e 125 con un motore alimentato a batteria. I tre progettisti riminesi lamentavano il fatto che, al momento, il loro retrokit non è omologato e, pertanto, non è possibile utilizzarlo per circolare su strada: servirebbe un’integrazione al decreto retrofit del 2015, che al momento esclude le due ruote dalla conversione all’elettrico. Pare che qualcosa però si stia muovendo. Il Ministero italiano ha presentato all'Europa una bozza di decreto che dovrebbe regolamentare il settore del retrokit sui veicoli di categoria "L". In particolare, secondo la bozza, i "sistemi di riqualificazione elettrica” devono rispondere a precisi criteri. Innazitutto non è possibile affiancare un motore elettrico a uno termico, ma bisogna avere un unico propulsore elettrico; inoltre, deve essere dotato di batteria e di un sistema che permetta la ricarica e la gestione della potenza, e la ricarica deve essere possibile attraverso gli standard già disponibili (rete domestica e colonnine). Inoltre, sono vietate alterazioni alle “originarie caratteristiche del veicolo in termini di prestazioni e sicurezza”: non si possono toccare le dotazioni di sicurezza attive e passive e, se l'installazione del motore elettrico richiede modifiche al veicolo, è obbligatorio il nullaosta del costruttore. Sono invece consentite le modifiche che riguardano le parti che trasmettono il moto alla ruota, ma attenzione: potenza e coppia massime devono restare in un range preciso. E se la Casa costruttrice non concede il nullaosta? Sarà compito del Ministero dei trasporti verificare e certificare che il mezzo non sia inferiore in prestazioni e sicurezza all'originale. Superati questi scogli, il produttore dei kit di conversioni ha l'onere dell'omologazione e, se si avvale di un'officina esterna (non tra le ufficiali del produttore), ques'ultima deve rilasciare un certificato che attesti il corretto montaggio del kit. A questo punto i kit già omologati in Europa, potranno essere utilizzati da noi solo se dall'esame documentale mergerà l'idoneità secondi i requisiti di legge. Speriamo che nel 2021 si possa avere una legge che sblocchi il settore anche in Italia.
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