Micro mobilità, lo sharing è pericoloso?
Da qualche tempo anche nelle grandi città italiane sono nati servizi di sharing di monopattini elettrici, mezzi leggeri che consentono spostamenti rapidi e senza fatica. Ma siamo sicuri che questa tipologia di mobilità sia sostenibile? Ecco cosa ne pensa il CEO di Micro Mobility System, società specializzata in monopattini ad uso personale
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Green Planet
Il gioco vale la candela?
Lo sharing di mezzi per gli spostamenti urbani è una realtà ormai già da qualche anno. Se le capostipiti furono all’epoca le auto, ora sono diverse le tipologie di mezzi che si possono noleggiare con un’app e una carta di credito. Ultimi in ordine di comparizione nelle più grandi città europee sono i monopattini elettrici, mezzi leggerissimi, agili e utili per gli spostamenti prettamente cittadini. Ma siamo sicuri che la condivisione di questi mezzi sia tutta “rose e fiori”? Noi abbiamo mostrato qualche perplessità nel servizio sulla micromobilità che troverete sul numero di agosto (in edicola dal 17 luglio) e a quanto pare non siamo i soli. A dire la sua sulla micromobilità condivisa è anche Wim Ouboter, CEO di Micro Mobility Sistems, azienda che da vent’anni investe nella micromobilità. La sua nota è molto interessante perché mette in luce alcuni aspetti dello “sharing” che in pochi considerano, come ad esempio la mancata manutenzione dei mezzi disponibili e la poca sostenibilità del sistema di sharing. Ecco che cosa ha detto Ouboter: “Osserviamo sviluppo dello sharing applicato alla micromobilità con sentimenti contrastanti. Ci fa piacere perché dopo 20 anni, i vantaggi di un monopattino o un kickboard per la mobilità urbana sono stati finalmente riconosciuti. Ora, molti cittadini possono sperimentare l’esperienza di guida unica prima di comprarsi un monopattino elettrico. Contemporaneamente siamo preoccupati perché il modello di business non è sostenibile se i monopattini elettrici devono essere rottamati dopo pochi utilizzi. Studi realizzati negli Stati Uniti riportano che un monopattino a noleggio o in sharing dura solo 29 giorni. Questa non è mobilità sostenibile. Inoltre, i numerosi monopattini abbandonati deturpano il decoro urbano”. Il tema della sicurezza è un altro aspetto poco considerato, eppure la manutenzione per rendere sicuri questi mezzi è fondamentale, senza contare l’inesperienza di chi può accedervi. Degli incidenti capitati negli States alla guida di un monopattino, infatti, un terzo del totale è accaduto a chi lo usava per la prima volta e un altro terzo a chi lo ha utilizzato tra le due e le nove volte.
“I numeri non sorprendono. Come qualunque altro mezzo di trasporto, che sia la bicicletta, i pattini in linea o i monopattini elettrici è necessario fare pratica. Nessuno dovrebbe immettersi nel traffico senza aver fatto pratica. L’esperienza di guida migliora possedendo un monopattino elettrico, utilizzandolo davanti a casa o in una zona tranquilla per sperimentare ampiamente il comportamento del monopattino, come segnalare la svolta con una mano sul manubrio, frenare, sperimentare come il monopattino reagisce in curva. Tutta pratica necessaria per affrontare il traffico cittadino. Apprezziamo l’opzione dei monopattini in sharing, ma crediamo che non sia la soluzione giusta e sostenibile a lungo termine in città già molto affollate. Se tutti avessero il proprio monopattino elettrico, se ne assumerebbero la responsabilità delle condizioni e della gestione. Siamo preoccupati che le notizie stampa negative danneggino ingiustamente l’immagine di questo mezzo di trasporto ingegnoso, semplice e agile. Il modello di business senza stalli fissi e sorvegliati può danneggiare seriamente il successo del monopattino elettrico”.
Lo sharing di mezzi per gli spostamenti urbani è una realtà ormai già da qualche anno. Se le capostipiti furono all’epoca le auto, ora sono diverse le tipologie di mezzi che si possono noleggiare con un’app e una carta di credito. Ultimi in ordine di comparizione nelle più grandi città europee sono i monopattini elettrici, mezzi leggerissimi, agili e utili per gli spostamenti prettamente cittadini. Ma siamo sicuri che la condivisione di questi mezzi sia tutta “rose e fiori”? Noi abbiamo mostrato qualche perplessità nel servizio sulla micromobilità che troverete sul numero di agosto (in edicola dal 17 luglio) e a quanto pare non siamo i soli. A dire la sua sulla micromobilità condivisa è anche Wim Ouboter, CEO di Micro Mobility Sistems, azienda che da vent’anni investe nella micromobilità. La sua nota è molto interessante perché mette in luce alcuni aspetti dello “sharing” che in pochi considerano, come ad esempio la mancata manutenzione dei mezzi disponibili e la poca sostenibilità del sistema di sharing. Ecco che cosa ha detto Ouboter: “Osserviamo sviluppo dello sharing applicato alla micromobilità con sentimenti contrastanti. Ci fa piacere perché dopo 20 anni, i vantaggi di un monopattino o un kickboard per la mobilità urbana sono stati finalmente riconosciuti. Ora, molti cittadini possono sperimentare l’esperienza di guida unica prima di comprarsi un monopattino elettrico. Contemporaneamente siamo preoccupati perché il modello di business non è sostenibile se i monopattini elettrici devono essere rottamati dopo pochi utilizzi. Studi realizzati negli Stati Uniti riportano che un monopattino a noleggio o in sharing dura solo 29 giorni. Questa non è mobilità sostenibile. Inoltre, i numerosi monopattini abbandonati deturpano il decoro urbano”. Il tema della sicurezza è un altro aspetto poco considerato, eppure la manutenzione per rendere sicuri questi mezzi è fondamentale, senza contare l’inesperienza di chi può accedervi. Degli incidenti capitati negli States alla guida di un monopattino, infatti, un terzo del totale è accaduto a chi lo usava per la prima volta e un altro terzo a chi lo ha utilizzato tra le due e le nove volte.
“I numeri non sorprendono. Come qualunque altro mezzo di trasporto, che sia la bicicletta, i pattini in linea o i monopattini elettrici è necessario fare pratica. Nessuno dovrebbe immettersi nel traffico senza aver fatto pratica. L’esperienza di guida migliora possedendo un monopattino elettrico, utilizzandolo davanti a casa o in una zona tranquilla per sperimentare ampiamente il comportamento del monopattino, come segnalare la svolta con una mano sul manubrio, frenare, sperimentare come il monopattino reagisce in curva. Tutta pratica necessaria per affrontare il traffico cittadino. Apprezziamo l’opzione dei monopattini in sharing, ma crediamo che non sia la soluzione giusta e sostenibile a lungo termine in città già molto affollate. Se tutti avessero il proprio monopattino elettrico, se ne assumerebbero la responsabilità delle condizioni e della gestione. Siamo preoccupati che le notizie stampa negative danneggino ingiustamente l’immagine di questo mezzo di trasporto ingegnoso, semplice e agile. Il modello di business senza stalli fissi e sorvegliati può danneggiare seriamente il successo del monopattino elettrico”.
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