Hope, la Speranza per affrontare il traffico indiano
Design semplicissimo e strutture ridotte all’osso per contenere il peso e passare ovunque, sono grandi solo la sella e il portapacchi, perché l’Hope deve essere comodo ed è pensato anche per le consegne a domicilio. L’estetica è un problema secondario quando bisogna affrontare il traffico delle metropoli indiane…

Green Planet
Elettrico indiano
Difficile pensare che questo ciclomotore elettrico possa sfondare nel mercato europeo, ma rende bene l’idea di quanto siano diverse le nostre esigenze rispetto quelle dei Paesi asiatici: metropoli con una elevatissima densità di popolazione, nelle quali è necessario ridurre traffico, ingombri e inquinamento, con la maggior parte dei pendolari che si sposta su brevi distanze. Questo curioso veicolo si chiama Hope – “Speranza” – ed è nato proprio per dare soluzione a questi problemi, ideato dalla startup Geliose Mobility. Design semplicissimo e strutture ridotte all’osso per contenere il peso e passare ovunque. Sono grandi solo la sella e il portapacchi, perché l’Hope deve essere comodo ed è pensato anche per le consegne a domicilio. L’estetica è un problema secondario.
Se l’aspetto è quello di un “motorino”, in realtà la tecnica è quella di una bici elettrica: l’Hope infatti è spinto da un motore elettrico da 250 W alloggiato nel mozzo posteriore ed è in grado di raggiungere una velocità massima di 25 km/h: per muoversi nel traffico serrato bastano e avanzano. Le batterie sono agli ioni di litio, con la possibilità di scegliere fra tre opzioni: 18 Ah, 24 Ah e 30 Ah, a seconda che si voglia privilegiare la leggerezza oppure l’autonomia. Con la più grossa si può arrivare a una percorrenza di 75 chilometri e se non bastasse… ci sono sempre i pedali per tornare a casa. La ricarica completa della batteria comunque richiede soltanto quattro ore.
Certo, la linea è un po’ lontana dai gusti europei ma per adesso il ciclomotore Hope viene venduto a Delhi e si rivolge prevalentemente al mercato indiano: costa l’equivalente di 550 euro e questa è una bella attrattiva, che lo mette in concorrenza con altri veicoli della stessa categoria come Okinawa Dual e Detel Easy Plus. Probabilmente non conoscete nemmeno quelli ma chi è abituato alla produzione del nostro Paese non ne sentirà troppo la mancanza…
Difficile pensare che questo ciclomotore elettrico possa sfondare nel mercato europeo, ma rende bene l’idea di quanto siano diverse le nostre esigenze rispetto quelle dei Paesi asiatici: metropoli con una elevatissima densità di popolazione, nelle quali è necessario ridurre traffico, ingombri e inquinamento, con la maggior parte dei pendolari che si sposta su brevi distanze. Questo curioso veicolo si chiama Hope – “Speranza” – ed è nato proprio per dare soluzione a questi problemi, ideato dalla startup Geliose Mobility. Design semplicissimo e strutture ridotte all’osso per contenere il peso e passare ovunque. Sono grandi solo la sella e il portapacchi, perché l’Hope deve essere comodo ed è pensato anche per le consegne a domicilio. L’estetica è un problema secondario.
Se l’aspetto è quello di un “motorino”, in realtà la tecnica è quella di una bici elettrica: l’Hope infatti è spinto da un motore elettrico da 250 W alloggiato nel mozzo posteriore ed è in grado di raggiungere una velocità massima di 25 km/h: per muoversi nel traffico serrato bastano e avanzano. Le batterie sono agli ioni di litio, con la possibilità di scegliere fra tre opzioni: 18 Ah, 24 Ah e 30 Ah, a seconda che si voglia privilegiare la leggerezza oppure l’autonomia. Con la più grossa si può arrivare a una percorrenza di 75 chilometri e se non bastasse… ci sono sempre i pedali per tornare a casa. La ricarica completa della batteria comunque richiede soltanto quattro ore.
Certo, la linea è un po’ lontana dai gusti europei ma per adesso il ciclomotore Hope viene venduto a Delhi e si rivolge prevalentemente al mercato indiano: costa l’equivalente di 550 euro e questa è una bella attrattiva, che lo mette in concorrenza con altri veicoli della stessa categoria come Okinawa Dual e Detel Easy Plus. Probabilmente non conoscete nemmeno quelli ma chi è abituato alla produzione del nostro Paese non ne sentirà troppo la mancanza…
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