Honda CB750 Cherry Blossom by Kiyo’s Garage - Una rinascita giapponese
Mitsuhiro Kiyonaga è un preparatore giapponese noto soprattutto agli amanti del custom made in California e della banda di Garage Company, vera e propria istituzione nell’ambiente moto a stelle e strisce della costa Ovest. Ci presenta la sua CB750, decisamente spiritata
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Fuoriserie
Turbo d’antan
Gli amanti del custom, quello su vecchi dinosauri condito con stile e minimalismo, dovrebbero prima o poi pianificare una gitarella in California per visitare veri e propri santuari per le due ruote modificate. Il negozio/officina Garage Company a Inglewood è sicuramente uno di questi; gestito dal nipponico Yoshinobu Kosaka, è una chiesa del metallo e di vecchi dinosauri restaurati. Ci troverete di tutto, da Knucklehead fino a Ducati, MV Agusta da corsa oppure esemplari, rigorosamente non in vendita, di Harley-Davidson KR-TT pronto pista.
Dal 2002 per undici anni il ruolo di meccanico al Garage Company è stato ricoperto da un altro giapponese, Mitsuhiro Kiyonaga, Kiyo per gli amici. La sua figura polivalente ha riunito quella di meccanico, artigiano dei metalli, restauratore e customizzatore. Nel 2013 Kiyo ha deciso di intraprendere la carriera di preparatore solista con il suo Kiyo’s Garage: «Ho lasciato Garage Company e aperto la mia officina dove testare le mie idee. E’ una continua sfida. Voglio produrre motociclette in cui vi è completa originalità».
Una di queste creazioni è la Cherry Blossom, una Honda CB750 K0 del 1970 completata proprio nel 2013. Il nome, fiore di ciliegio, così come la provenienza della motocicletta non traggono in inganno, è un lavoro certosino compiuto da un artista giapponese su una moto giapponese: «Ho chiamato la moto Cherry Blossom, perché il processo di costruzione è stato una rinascita, come il fiore di ciliegio in primavera. Il progetto è iniziato come modo di mostrare la mia indipendenza come costruttore e per esibirla al Born Free 5 show».
La Honda col nome floreale è una motocicletta particolare. Tutto è nato da una scatola finita nelle mani del customizer nipponico: all’interno c’era un kit Russ Collins Engineering per sovralimentare le CB da drag racing. La Honda poteva diventare turbo, una tentazione a cui pochi sarebbero sfuggiti. Non Kiyo, che inizia così la sua special.
L’American Turbo Pack è solo uno degli ingredienti di questo lungo e scintillante siluro da corsa, all’anteriore spicca una mitica forcella Ceriani da 32 mm. I carburatori sono S&S made in USA. Altro dettaglio notevole è il cerchio lenticolare posteriore cromato.
Tutto quello che non è stato possibile reperire, è stato costruito o modificato. Il telaio ad esempio è un pezzo di bravura di Kiyonaga, costruito da zero per la quattro cilindri e basato su una piastra su cui è montato il motore.
Oltre a quello il giapponese ha preparato e fabbricato i vari supporti, il codino monoposto e quasi tutte le parti in metallo.
Un lavoro enorme a cui ne va sommato un altro difficile in egual misura: accordare come un violino un motore turbo vecchia maniera.
A giudicare da come se ne va a zonzo per le strade californiane sul suo dragster cromato, Kyionaga-san deve avere un grande orecchio oltre che abilità manuali e tecnica sopraffina.
Gli amanti del custom, quello su vecchi dinosauri condito con stile e minimalismo, dovrebbero prima o poi pianificare una gitarella in California per visitare veri e propri santuari per le due ruote modificate. Il negozio/officina Garage Company a Inglewood è sicuramente uno di questi; gestito dal nipponico Yoshinobu Kosaka, è una chiesa del metallo e di vecchi dinosauri restaurati. Ci troverete di tutto, da Knucklehead fino a Ducati, MV Agusta da corsa oppure esemplari, rigorosamente non in vendita, di Harley-Davidson KR-TT pronto pista.
Dal 2002 per undici anni il ruolo di meccanico al Garage Company è stato ricoperto da un altro giapponese, Mitsuhiro Kiyonaga, Kiyo per gli amici. La sua figura polivalente ha riunito quella di meccanico, artigiano dei metalli, restauratore e customizzatore. Nel 2013 Kiyo ha deciso di intraprendere la carriera di preparatore solista con il suo Kiyo’s Garage: «Ho lasciato Garage Company e aperto la mia officina dove testare le mie idee. E’ una continua sfida. Voglio produrre motociclette in cui vi è completa originalità».
Una di queste creazioni è la Cherry Blossom, una Honda CB750 K0 del 1970 completata proprio nel 2013. Il nome, fiore di ciliegio, così come la provenienza della motocicletta non traggono in inganno, è un lavoro certosino compiuto da un artista giapponese su una moto giapponese: «Ho chiamato la moto Cherry Blossom, perché il processo di costruzione è stato una rinascita, come il fiore di ciliegio in primavera. Il progetto è iniziato come modo di mostrare la mia indipendenza come costruttore e per esibirla al Born Free 5 show».
La Honda col nome floreale è una motocicletta particolare. Tutto è nato da una scatola finita nelle mani del customizer nipponico: all’interno c’era un kit Russ Collins Engineering per sovralimentare le CB da drag racing. La Honda poteva diventare turbo, una tentazione a cui pochi sarebbero sfuggiti. Non Kiyo, che inizia così la sua special.
L’American Turbo Pack è solo uno degli ingredienti di questo lungo e scintillante siluro da corsa, all’anteriore spicca una mitica forcella Ceriani da 32 mm. I carburatori sono S&S made in USA. Altro dettaglio notevole è il cerchio lenticolare posteriore cromato.
Tutto quello che non è stato possibile reperire, è stato costruito o modificato. Il telaio ad esempio è un pezzo di bravura di Kiyonaga, costruito da zero per la quattro cilindri e basato su una piastra su cui è montato il motore.
Oltre a quello il giapponese ha preparato e fabbricato i vari supporti, il codino monoposto e quasi tutte le parti in metallo.
Un lavoro enorme a cui ne va sommato un altro difficile in egual misura: accordare come un violino un motore turbo vecchia maniera.
A giudicare da come se ne va a zonzo per le strade californiane sul suo dragster cromato, Kyionaga-san deve avere un grande orecchio oltre che abilità manuali e tecnica sopraffina.
Foto e immagini
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