Harley-Davidson multata per le emissioni come VW
Secondo l'EPA (l'agenzia governativa che aveva già "beccato" Volkswagen), H-D ha venduto negli ultimi anni come accessori 340.000 centraline con mappature "fuorilegge" e 12.000 moto senza certificazione anti-inquinamento. La casa americana parla di "diversa interpretazione della legge", ma per evitare una causa lunga e costosa ha concordato una multa di 12 milioni di dollari e un obolo di altri 3 milioni di dollari per progetti di stufe a legna poco inquinanti
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Industria e finanza
La notizia è ufficiale: l'EPA (Environmental Protection Agency), l'agenzia per la protezione dell'ambiente diventata famosa per il "caso Volkswagen", e il DOJ (Department of Justice, cioè il dipartimento di giustizia americano) hanno annunciato ieri di avere raggiunto un accordo con Harley-Davidson, secondo il quale la casa americana si impegna a bloccare le vendite, a ritirare dal mercato e successivamente a distruggere i "super tuner" e "race tuner" (cioè i kit che permettono di modificare i parametri di funzionamento del motore) che vende come accessori con il marchio Screamin' Eagle, poiché non rispettano i limiti di emissioni in vigore negli USA. La casa di Milwaukee dovrà pagare anche una multa di 12 milioni di dollari (circa 10,6 milioni di euro), a cui si aggiungono altri 3 milioni di dollari (2,65 mln di euro) di "donazione obbligata" per sostenere gli studi su stufe a legno meno inquinanti delle attuali: una sanzione accessoria che somiglia tanto ai "servizi sociali" di Paris Hilton...
Tuning ufficiale e aftermarket nel mirino dell'EPA?
La multa comminata ad Harley-Davidson è relativa a due diverse violazioni delle norme federali relative alle emissioni inquinanti. La prima riguarda la produzione e vendita di circa 340.000 dispositivi che permettono di modificare i parametri di funzionamento del motore: secondo fonti americane, si tratterebbe di 325.000 "super tuner" e 15.000 "race tuner" proposti da H-D come accessori con il marchio Screamin' Eagle. La seconda riguarda invece la vendita tra il 2006 e il 2008 di circa 12.000 moto sprovviste di certificazione EPA sulle emissioni: in questo caso dovrebbe trattarsi delle prime "serie speciali" con marchio CVO e motori ad alte prestazioni. "Considerata l'importanza e il prestigio di Harley-Davidson, tutto questo rappresenta un passo importante verso il blocco delle vendite di dispositivi aftermarket che aumentano le prestazioni e le emissioni inquinanti" ha dichiarato John Cruden, capo della divisione ambientale del Dipartimento di Giustizia.
H-D paga, ma non ammette colpe
In realtà nei documenti ufficiali Harley-Davidson non accetta di essere colpevolizzata per l'accaduto. Come riporta USAToday "il patteggiamento non è un'ammissione di colpevolezza, ma un compromesso con l'EPA su parti della legge che in buona fede abbiamo interpretato e interpretiamo in modo diverso: in particolare la teoria (sostenuta dall'EPA) secondo cui è illegale per chiunque modificare un veicolo omologato, anche se viene utilizzato solo per competizioni in circuito o comunque non su strada. Per oltre 20 anni infatti questi dispositivi per uso agonistico sono stati stati considerati legali e regolarmente venduti negli USA". Secondo Ed Moreland (responsabile Affari Legali e Governativi di Harley-Davidson) "con il patteggimento potremo utilizzare le nostre risorse per sviluppare nuovi prodotti, invece di sperperarli in una lunga e costosa battaglia con l'EPA". Queste dichiarazioni servono anche a rassicurare gli investitori: alla chiusura di ieri il titolo infatti Harley-Davidson ha perso solo l'1,6% alla borsa di New York scendendo a 53,62 dollari, mentre alla notizia del patteggiamento il titolo era crollato dell'8% arrivando intorno ai 50 dollari.
Tuning ufficiale e aftermarket nel mirino dell'EPA?
La multa comminata ad Harley-Davidson è relativa a due diverse violazioni delle norme federali relative alle emissioni inquinanti. La prima riguarda la produzione e vendita di circa 340.000 dispositivi che permettono di modificare i parametri di funzionamento del motore: secondo fonti americane, si tratterebbe di 325.000 "super tuner" e 15.000 "race tuner" proposti da H-D come accessori con il marchio Screamin' Eagle. La seconda riguarda invece la vendita tra il 2006 e il 2008 di circa 12.000 moto sprovviste di certificazione EPA sulle emissioni: in questo caso dovrebbe trattarsi delle prime "serie speciali" con marchio CVO e motori ad alte prestazioni. "Considerata l'importanza e il prestigio di Harley-Davidson, tutto questo rappresenta un passo importante verso il blocco delle vendite di dispositivi aftermarket che aumentano le prestazioni e le emissioni inquinanti" ha dichiarato John Cruden, capo della divisione ambientale del Dipartimento di Giustizia.
H-D paga, ma non ammette colpe
In realtà nei documenti ufficiali Harley-Davidson non accetta di essere colpevolizzata per l'accaduto. Come riporta USAToday "il patteggiamento non è un'ammissione di colpevolezza, ma un compromesso con l'EPA su parti della legge che in buona fede abbiamo interpretato e interpretiamo in modo diverso: in particolare la teoria (sostenuta dall'EPA) secondo cui è illegale per chiunque modificare un veicolo omologato, anche se viene utilizzato solo per competizioni in circuito o comunque non su strada. Per oltre 20 anni infatti questi dispositivi per uso agonistico sono stati stati considerati legali e regolarmente venduti negli USA". Secondo Ed Moreland (responsabile Affari Legali e Governativi di Harley-Davidson) "con il patteggimento potremo utilizzare le nostre risorse per sviluppare nuovi prodotti, invece di sperperarli in una lunga e costosa battaglia con l'EPA". Queste dichiarazioni servono anche a rassicurare gli investitori: alla chiusura di ieri il titolo infatti Harley-Davidson ha perso solo l'1,6% alla borsa di New York scendendo a 53,62 dollari, mentre alla notizia del patteggiamento il titolo era crollato dell'8% arrivando intorno ai 50 dollari.
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