FORUMAutoMotive, il futuro della mobilità e l’inefficacia degli stop alla circolazione
Tradizionale confronto tra i più autorevoli esperti del mondo della mobilità, per la prima volta FORUMAutoMotive si è svolto in versione virtuale. Le analisi si sono concentrate sulla mobilità in tempo di Coronavirus con non poche polemiche sulle scelte che si stanno facendo
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Terremoto Coronavirus
A causa del coronavirus #FORUMAutoMotive, tradizionale confronto tra i più autorevoli esperti del mondo della mobilità, per la prima volta si è svolto in versione virtuale. Anche a distanza però la lunga serie di interventi in video coordinati dal giornalista Pierluigi Bonora e da Geronimo La Russa, avvocato e presidente dell’Automobil Club Milano, è stata uno dei momenti più concreti degli ultimi tempi in merito al futuro della mobilità dopo il terremoto portato dal COVID 19.
Tra i punti di spicco le osservazioni di La Russa a proposito del fatto che Milano e Roma vorrebbero sopperire alla riduzione del 75% del trasporto pubblico incentivando l’uso delle biciclette, restringendo le carreggiate e aggiungendo piste ciclabili che provocheranno nuovi ingorghi, mentre sarebbe più opportuno agevolare la circolazione delle auto.
Ha rincarato la dose Pierfrancesco Caliari, direttore generale di Confindustria Ancma, sottolineando che il decreto appena presentato ha dimenticato proprio le biciclette sulle quali conta così tanto. «Non se ne parla, ed è paradossale che il 4 maggio non riapriranno nemmeno i negozi di biciclette – ha detto Caliari –. Quello che serve è un nuovo modello di intermodalità, ma deve essere un piano studiato e condiviso; non si può decidere per ideologia o per sentito dire».
La risposta istituzionale ha lasciato spazio alla fiducia: Antonio Bobbio Pallavicini, vicesindaco di Pavia e presidente del Dipartimento Mobilità e Trasporti di ANCI Lombardia, consapevole del fatto che in questa regione sia concentrato il 20% dei trasporti nazionali, ha convenuto: «Bisogna da subito monitorare spostamenti e flussi per comprendere come cambierà la mobilità partendo dalla prossima fase che può essere considerata uno e mezzo. Il Governo ha idee confuse, nelle città ci saranno cambiamenti importanti e molti rischiano una vita impossibile, poiché i tempi non coincideranno con quelli della famiglie. Mentre serve un mix che sostenga e renda i cittadini liberi, senza criminalizzare l’auto».
Severa la replica di Paolo Scudieri, presidente di Anfia, che ha chiamato in causa il Governo il quale deve tenere conto «dell’importanza di un settore che conta 5.700 aziende e assicura un gettito di 76 miliardi di euro ogni anno. La parola chiave deve essere sburocratizzazione, togliendo i vincoli che mortificano gli imprenditori, come gli assurdi cavilli che rendono la costruzione di parcheggi, compresi quelli intermodali, l’impresa più complicata del mondo».
Dario Duse, managing director di AlixPartners, ha presentato una analisi che preoccupa per il futuro dell’industria: «L’emergenza è arrivata in un periodo che non era tra i più positivi, e si teme che per noi possa avere un impatto ancora più forte rispetto alla media dell'Europa in ragione di una serie di caratteristiche sostanzialmente legate al tessuto industriale e a una situazione macroeconomica e politica meno solida rispetto ad altri paesi europei. Ci attendiamo che in Italia si possa perdere tra il 35 e il 43%dei volumi, che significherebbe passare da circa 2 milioni di veicoli a 1,4-1,2 milioni di unità».
Ma la cosa più curiosa è stato scoprire che la riduzione del 90% del traffico a livello nazionale dovuta al Lock Down ha avuto effetti modestissimi sulla riduzione dell’inquinamento, dato certificato da diversi enti indipendenti. Questo a dimostrazione della inefficacia dei blocchi del traffico ai fini di un miglioramento delle condizioni ambientali.
A causa del coronavirus #FORUMAutoMotive, tradizionale confronto tra i più autorevoli esperti del mondo della mobilità, per la prima volta si è svolto in versione virtuale. Anche a distanza però la lunga serie di interventi in video coordinati dal giornalista Pierluigi Bonora e da Geronimo La Russa, avvocato e presidente dell’Automobil Club Milano, è stata uno dei momenti più concreti degli ultimi tempi in merito al futuro della mobilità dopo il terremoto portato dal COVID 19.
Tra i punti di spicco le osservazioni di La Russa a proposito del fatto che Milano e Roma vorrebbero sopperire alla riduzione del 75% del trasporto pubblico incentivando l’uso delle biciclette, restringendo le carreggiate e aggiungendo piste ciclabili che provocheranno nuovi ingorghi, mentre sarebbe più opportuno agevolare la circolazione delle auto.
Ha rincarato la dose Pierfrancesco Caliari, direttore generale di Confindustria Ancma, sottolineando che il decreto appena presentato ha dimenticato proprio le biciclette sulle quali conta così tanto. «Non se ne parla, ed è paradossale che il 4 maggio non riapriranno nemmeno i negozi di biciclette – ha detto Caliari –. Quello che serve è un nuovo modello di intermodalità, ma deve essere un piano studiato e condiviso; non si può decidere per ideologia o per sentito dire».
La risposta istituzionale ha lasciato spazio alla fiducia: Antonio Bobbio Pallavicini, vicesindaco di Pavia e presidente del Dipartimento Mobilità e Trasporti di ANCI Lombardia, consapevole del fatto che in questa regione sia concentrato il 20% dei trasporti nazionali, ha convenuto: «Bisogna da subito monitorare spostamenti e flussi per comprendere come cambierà la mobilità partendo dalla prossima fase che può essere considerata uno e mezzo. Il Governo ha idee confuse, nelle città ci saranno cambiamenti importanti e molti rischiano una vita impossibile, poiché i tempi non coincideranno con quelli della famiglie. Mentre serve un mix che sostenga e renda i cittadini liberi, senza criminalizzare l’auto».
Severa la replica di Paolo Scudieri, presidente di Anfia, che ha chiamato in causa il Governo il quale deve tenere conto «dell’importanza di un settore che conta 5.700 aziende e assicura un gettito di 76 miliardi di euro ogni anno. La parola chiave deve essere sburocratizzazione, togliendo i vincoli che mortificano gli imprenditori, come gli assurdi cavilli che rendono la costruzione di parcheggi, compresi quelli intermodali, l’impresa più complicata del mondo».
Dario Duse, managing director di AlixPartners, ha presentato una analisi che preoccupa per il futuro dell’industria: «L’emergenza è arrivata in un periodo che non era tra i più positivi, e si teme che per noi possa avere un impatto ancora più forte rispetto alla media dell'Europa in ragione di una serie di caratteristiche sostanzialmente legate al tessuto industriale e a una situazione macroeconomica e politica meno solida rispetto ad altri paesi europei. Ci attendiamo che in Italia si possa perdere tra il 35 e il 43%dei volumi, che significherebbe passare da circa 2 milioni di veicoli a 1,4-1,2 milioni di unità».
Ma la cosa più curiosa è stato scoprire che la riduzione del 90% del traffico a livello nazionale dovuta al Lock Down ha avuto effetti modestissimi sulla riduzione dell’inquinamento, dato certificato da diversi enti indipendenti. Questo a dimostrazione della inefficacia dei blocchi del traffico ai fini di un miglioramento delle condizioni ambientali.
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