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Ezpeleta, un tetto al numero di spagnoli in MotoGP

Il CEO Dorna, intervistato da Radio Rai, ha detto la sua sul futuro della MotoGP: ci sono troppi piloti della stessa nazionalità e bisogna prepararsi a un imminente “dopo Valentino”

Più piloti di diverse nazionalità

I cambiamenti imposti dalla Dorna alla MotoGP in questi anni, sono stati tanti e tutti necessariamente orientati al contenimento dei costi. I risultati, a parte qualche battuta a vuoto e qualche mugugno delle Case, sembrano dare ragione a Ezpeleta. La griglia di partenza è più affollata e per il 2014 dovrebbe andare ancora meglio. Ora, per migliorare ulteriormente è necessario rendere la MotoGP un campionato “globale”, con date sparse in tutto il mondo (con attenzione ai mercati emergenti qui la news) e, a quanto pare, piloti di diverse nazionalità. Il problema infatti è la massiccia presenza di spagnoli, che rischia di abbassare l'appeal del campionato: “In questi anni nessuno spagnolo ha ricevuto aiuti economici, ma la presenza di piloti della stessa nazionalità in una singola categoria non è interessante per i media del mondo. Non metteremo limiti alla quantità di piloti della stessa nazione per squadra, ma stiamo pensando di farlo per categoria". Ezpeleta si è anche espresso riguardo Valentino Rossi, pilota ancora fondamentale a livello mediatico che, però, è quasi al termine della carriera: “"Il problema è che Valentino sembra eterno ma non lo è, ci dobbiamo preparare. Ma se deciderà di rimanere ancora con noi questo sarà solo un piacere".


La crisi? Abbiamo fatto bene

Ezpeleta ha parlato anche del futuro del mondiale Superbike (da quest'anno approdato sotto il "cappello Dorna"), rassicurando che le derivate di serie rimarranno ben distinte dal campionato prototipi: "I due campionati sono differenti e rimarranno separati. Uno è per le derivate di serie e l'altro per i prototipi, hanno contratti differenti e persone diverse che li gestiscono, non abbiamo interessi a unire questi due mondi." Positivo, infine, il giudizio del CEO Dorna sui risultati ottenuti fino a ora, nonostante la crisi economica sempre presente: “Il campionato ora costa di meno, per le squadre soprattutto. Con i Team già collaboriamo dal punto di vista economico, sappiamo anche che quello che poteva esserci a livello tecnologico qualche anno fa, non è più possibile averlo, proprio per la mancanza di risorse. Ma dal 1992, anno nel quale siamo entrati nell'organizzazione del mondiale, a oggi, abbiamo fatto scendere significativamente i costi e alzato il livello dello spettacolo, questa credo sia una strada giusta da seguire".
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