Buon compleanno Suzuki: 70 anni fa la prima “motocicletta”
Power Free è il primo veicolo a due ruote costruito dalla Suzuki: si trattava di una bicicletta motorizzata spinta da un propulsore monocilindrico di 36 cm³ che venne messa in vendita nel giugno del 1952, esattamente settant’anni fa. Ecco la sua storia
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Guardate con molto rispetto questa specie di “Mosquito” qui sopra perché ha un’importanza straordinaria. Si chiama Power Free ed è il primo veicolo a due ruote costruito dalla Suzuki: una bicicletta motorizzata spinta da un propulsore monocilindrico di 36 cm³ che venne messa in vendita nel giugno del 1952, esattamente settant’anni fa.
Prima la tessitura
Prima Michio Suzuki, il fondatore, si occupava di telai ma erano telai da tessitura. L’idea fu del direttore dell’azienda che si chiamava Suzuki pure lui, Shinzo Suzuki, perché il cognome è molto diffuso in Giappone; andava a pescare in bicicletta ma trovava faticoso il ritorno a casa, dunque pensò a un meccanismo a doppia corona che permetteva di usare il veicolo sia come bicicletta, sia come mezzo a motore.
Del progetto fu incaricato Yoshichika Maruyama che prima fece il prototipo Atom, 30 cm³ e 0,2 CV, poi ne fece una seconda versione di 36 cm³ e sorprendentemente con un così piccolo incremento di cilindrata arrivò a 1 CV a 4000 giri/minuto. Era il motore definitivo, accoppiato a una trasmissione a due rapporti con frizione multidisco a bagno d’olio. Caratteristiche uniche, la Power Free era decisamente superiore alla concorrenza. Poi nel 1953 arrivò la Diamond Free, 60 cm³, che conquistò la vittoria nella prima gara in salita disputata proprio in quell’anno sul Monte Fuji, e grazie a questo successo fece salire le vendite da 4000 a 6000 esemplari al mese.
I primi passi
Numeri piccoli, è ovvio, ma erano i primi passi di una grande storia che nel 1960 vide la Casa giapponese debuttare nelle corse ”vere”, nel 1962 vincere sia il primo Gran Premio, sia il primo Campionato del Mondo, cominciando a raccogliere allori in tutte le specialità, tra i quali spiccano 7 titoli mondiali tra 500 GP e MotoGP, e addirittura 20 nell’Endurance. Della produzione non è nemmeno il caso di parlare visto che è sufficientemente noto cosa sia la gamma Suzuki ai nostri giorni. Sì, il Power Free aveva una cilindrata di appena 36 cm³ ma ha portato l’azienda molto, molto lontano.
Prima la tessitura
Prima Michio Suzuki, il fondatore, si occupava di telai ma erano telai da tessitura. L’idea fu del direttore dell’azienda che si chiamava Suzuki pure lui, Shinzo Suzuki, perché il cognome è molto diffuso in Giappone; andava a pescare in bicicletta ma trovava faticoso il ritorno a casa, dunque pensò a un meccanismo a doppia corona che permetteva di usare il veicolo sia come bicicletta, sia come mezzo a motore.
Del progetto fu incaricato Yoshichika Maruyama che prima fece il prototipo Atom, 30 cm³ e 0,2 CV, poi ne fece una seconda versione di 36 cm³ e sorprendentemente con un così piccolo incremento di cilindrata arrivò a 1 CV a 4000 giri/minuto. Era il motore definitivo, accoppiato a una trasmissione a due rapporti con frizione multidisco a bagno d’olio. Caratteristiche uniche, la Power Free era decisamente superiore alla concorrenza. Poi nel 1953 arrivò la Diamond Free, 60 cm³, che conquistò la vittoria nella prima gara in salita disputata proprio in quell’anno sul Monte Fuji, e grazie a questo successo fece salire le vendite da 4000 a 6000 esemplari al mese.
I primi passi
Numeri piccoli, è ovvio, ma erano i primi passi di una grande storia che nel 1960 vide la Casa giapponese debuttare nelle corse ”vere”, nel 1962 vincere sia il primo Gran Premio, sia il primo Campionato del Mondo, cominciando a raccogliere allori in tutte le specialità, tra i quali spiccano 7 titoli mondiali tra 500 GP e MotoGP, e addirittura 20 nell’Endurance. Della produzione non è nemmeno il caso di parlare visto che è sufficientemente noto cosa sia la gamma Suzuki ai nostri giorni. Sì, il Power Free aveva una cilindrata di appena 36 cm³ ma ha portato l’azienda molto, molto lontano.
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