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Pagelle MotoGP: KTM si è sbloccata e dopo tre vittorie fa paura a tutti

Gli austriaci hanno mostrato tutto il valore dei propri investimenti con una stagione sorprendente. Binder, Oliveira ed Espargaro hanno mostrato ognuno buone qualità, ma nessuno ha davvero stupito considerando la stagione nel complesso. Pedrosa resta a fare il tester ed è un'ottima notizia
Fine anno è tempo di bilanci anche nel motomondiale: mentre piloti e tecnici si riposano dopo una stagione decisamente intensa, noi diamo i voti ai protagonisti insieme al nostro Guido Sassi. Abbiamo già passato in rassegna Ducati, Suzuki e Yamaha. Ora è la volta della rivelazione di questo 2020: KTM.

I piloti
Pol Espargaro, voto 6. In controtempo. Lo spagnolo è rimasto con KTM per questi primi quattro anni del costruttore austriaco in MotoGP. Nel 2018 ha portato il primo podio a Mattighofen, ma quest’anno non solo si è fatto soffiare la prima vittoria degli arancio in classe regina, ma ha visto Binder e Oliveira conquistarne altre due. Pol non ha fatto mai meglio di terzo, più in alto di lui è arrivato anche Alex Marquez, l’illustre fratello del campione che nel suo anno da rookie per due volte si è classificato secondo e di cui Espargaro l’anno prossimo prenderà il posto. Correre in HRC al fianco di Marc è una bella scommessa, ma rinunciando a una KTM come questa sarà pure un azzardo.
Brad Binder, voto 7. Selvaggio. Per un rookie niente male: prima vittoria in motoGP, che ha coinciso con il primo successo di KTM, ma tolto quel meraviglioso acuto il sudafricano non è più salito sul podio e per sole due volte è entrato in top5. Peraltro Brad, a discapito della poca esperienza in classe regina, comunque ha 25 anni: la stessa età di Vinales, solo due anni in meno di Marquez. Insomma, da lui ci si aspetta forse un po’ più di maturità e costanza. Per il resto vedere guidare Binder è sempre uno spettacolo, per lo stile esuberante che mostra.

La squadra
RC16, voto 8. Sorprendente. Più di KTM quest’anno ha vinto solo Yamaha, il prototipo austriaco è cresciuto tantissimo. Ora la moto gira in curva, ha cavalli da vendere in rettilineo, ha vinto in rimonta come in fuga. La RC16 ha permesso di salire sul podio a piloti che non avevano alcuna esperienza di gare al vertice in classe regina.
Team ufficiale, voto 7. Potenti. La struttura capeggiata da Pit Beirer è molto di più che il semplice factory team, tanto che a volte si ha la sensazione che tra la squadra ufficiale, il team satellite e quello dedicato ai test, ci sia davvero poca disparità a livello di risorse umane ed economiche impiegate. Qualcosa cambierà l’anno prossimo, con Oliveira che prenderà il posto di Espargaro e lo sponsor Red Bull che sarà più attento al factory team. Per quanto riguarda la squadra test, Mika Kallio e soprattutto Dani Pedrosa sono stati appena confermati nei rispettivi ruoli, il che è una buona notizia per lo sviluppo della moto.
Team satellite, voto 8. Anarchici. KTM ha dato a Poncharal due moto identiche a quelle del team ufficiale e lui ci ha vinto due gare, sfigurando affatto. Il buon Hervé così ha coronato il sogno di una vita e onorato un progetto che ha abbracciato due anni fa, quando ha abbandonato Yamaha per qualcosa di più gratificante e indipendente. In KTM il francese ha trovato un sostegno di primo livello dalla casa madre, e già al secondo anno ha fatto meglio che in 15 con Yamaha. Oliveira (voto 7) dà sempre l'impressione di mancare di un minimo di grinta, ma alla fine c'è, mentre Lecuona (voto 5) deve crescere ancora paecchio per diventare una valida alternativa al portoghese.
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