MotoGP, Uncini: “Lascio il posto di FIM Safety Officer, ma non vado ancora in pensione”
MotoGP news – Da quest’anno l’ex pilota e campione del mondo non seguirà più il Mondiale come delegato alla sicurezza delle piste, ma continuerà a lavorare per la MotoGP seppure da remoto
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Un impegno ridotto nel 2023
Nel 1982 il titolo nella classe 500 andò a un giovane pilota marchigiano, Franco Uncini, alla guida della Suzuki del Team Gallina. Successivamente vinse anche in Superbike, nel 1992 con Ducati e Doug Polen, nel ruolo di team manager, per poi dedicarsi alla sicurezza nei circuiti. Da quest’anno però non lo troveremo più nel paddock e anSky Sport Uncini ha spiegato così la sua decisione: “Ho scelto di lasciare il mio incarico di FIM Safety Officer perché non me la sentivo più di essere così tanto impegnato. Dovevo andare a vedere le piste, a valutare le eventuali modifiche oltre ai test e alle gare. Era un impegno totale. Ma non voglio smettere del tutto: mi piacerebbe ridurre, andare a qualche Gran Premio, godermi le gare che mi piacciono da matti e collaborare ancora, magari da casa in video come per altro sto già facendo”.
Quell'incidente del 1983: "Il momento peggiore della mia vita"
Il suo posto lo prende Tomè Alfonso, di cui ha detto: “È una persona con la quale mi sono trovato benissimo in questi anni di collaborazione poiché è stato quello che ha seguito la costruzione del tracciato di Losail in Qatar e ne è stato direttore per 10 anni. Quindi si è occupato di Aragon e ultimamente del tracciato in Ungheria e di quello in Kazakistan. Insomma ha costruito circuiti, li ha diretti e abbiamo fatto tante cose insieme. Sono d'accordo sull'aver scelto lui anche se non è un ex pilota ed è nipote di Carmelo Ezpeleta. È uno che se ne intende e sa cosa fare per migliorare sicurezza e caratteristiche dei tracciati. Ascolta e vuole capire e lavora bene”. Uncini si è occupato finora di sicurezza, proprio lui che nel 1983 è stato protagonista di un terribile incidente ad Assen: “È stato il momento peggiore della mia vita. Ovviamente non ricordo molto, ma è stato un errore mio cadere alla prima curva e Gardner che mi ha preso ha sbagliato per inesperienza, d'altronde era alla sua prima gara nel Mondiale 500. L'anno successivo non avrebbe più fatto quella traiettoria esterna, ma allora è andata così, di sfiga, ma anche di culo perché un millimetro più in qua o più in là e potrei non essere qui a raccontarla”.
Le differenze con i tempi in cui era un pilota
Tornando a quando era un pilota, ha ricordato: “Il nostro era un ambiente bellissimo, dove ci volevamo bene fuori dalle gare, in pista gli amici non esistevano. Allora avevamo meno impegni e parlavamo molto tra di noi nel paddock, sotto le tende, nei motorhome, magari uno o due alla volta in modo informale e magari casuale, ma in fondo efficace. Oggi un rapporto come il nostro quotidiano lo vedo nelle riunioni della Safety Commission, dove sono tutti rilassati, amici, parlano volentieri e non hanno nessuno che li pressa”. Infine ha ammesso di avere nostalgia per la 500 a due tempi: “Però le cose cambiano. Io credo che le corse siano anche un test per le moto di serie, per innovare e trovare nuove soluzioni e tecnologie. Una volta che più nessuno costruiva moto a 2T, che senso aveva continuare con quei motori soltanto nelle corse? Bene la MotoGP, anche se si può sempre migliorare”.
Foto e immagini
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