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MotoGP, la sprint race fa discutere: più spettacolo o meno appeal?

Dorna, broadcaster e proprietari dei circuiti stanno provando a dare una scossa all'ambiente, ma diversi piloti non vogliono correre ulteriori rischi e alcuni opinionisti temono il rischio che il prodotto si possa svalutare con troppe gare in programma
L'introduzione della sprint race in MotoGP fa già discutere, con il partito del sì e il partito del no che hanno ciascuno le proprie ragioni per sostenere la propria causa. La novità è stat fortemente voluta dagli organizzatori del mondiale, in concerto con le televisioni e i proprietari dei circuiti.

Perché sì
Dorna ha degli accordi già firmati, altri in scadenza o in fase di rinnovo con chi detiene i diritti di trasmissione nelle varie nazioni. In ogni caso, il prodotto non ha più la stessa attrattiva di anni fa, genera meno ascolti e quindi i broadcaster lo valutano meno in fase di contrattazione. Anche le società che detengono gli impianti sono alle prese con un calo accentuato, che in alcuni Stati del nostro continente si è visto particolarmente marcato (a Silverstone per esempio è stata conteggiata una presenza di circa la metà rispetto agli anni pre Covid).
Sul perché del calo si è discusso molto: il ritiro di Valentino e degli altri campioni storici, l'ascesa della Formula 1, la crisi economica. Una risposta certa non c'è, ma Carmelo Ezpeleta e le televisioni hanno pensato di intervenire sul format: Dorna perché spera di mantenere alto il valore economico della propria offerta, le televisioni perché non potendo spendere meno, o molto meno, contano di avere qualcosa in più da offrire al pubblico. Tanto i circuiti quanto i broadcaster sperano soprattutto di rendere il sabato un giorno più partecipato o seguito.
Per quanto riguarda i costruttori, infine, vale lo stesso discorso fatto sopra, ma nei confronti degli sponsor. Per non vedere tagliati in maniera importante i budget destinati alle proprie casse, contano di offrire agli sponsor più visibilità in quantità.

Perché no
I contrari sono un numero imprecisato di giornalisti, opinionisti e diversi piloti. Fabio Quartararo e Fabio di Giannantonio non sono stati teneri, definendo una “stupidata” l'idea. La resistenza è dovuta al fatto che si starà in pista di più, e non in prova, ma in gara, con tutti i rischi di sicurezza e di affaticamento che ne conseguiranno. Il tutto in un calendario già iper congestionato, con oltre 20 gare. Altri piloti si sono detti contenti – Marc Marquez per primo- e vedono nella sprint race semplicemente una occasione in più per vincere una gara.

I dubbi
Che ci sia da fare qualcosa per rinnovare il prodotto sembra evidente a tutti, che la strada da percorrere sia un aumento delle gare è più dibattuto. C'è infatti anche chi ritiene che sia invece più difficile appassionare il pubblico con 40 gare, quando ai fini del campionato saranno pur sempre 4 o 5 quelle decisive. La banalizzazione del contenuto non è un rischio da sottovalutare, ma pare che in questo momento nessuno ci pensi. Lo stesso vale per lo spazio in calendario: in molti weekend c'è la sovrapposizione tra MotoGP e Formula1, e la sprint race – per ora introdotta al sabato, ore 15.00-, andrà in rotta di collisione netta con le quattro ruote.
Se il problema della MotoGP oggi è la mancanza di personaggi, forse non serve farli correre di più, ma sarebbe utile renderli più vicini al pubblico e interessanti a moto ferme. Alimentare le rivalità ed evitare di imbrigliare la loro spontaneità in dichiarazioni pre-confezionate sarebbe un primo passo da fare, tra l'altro favorito da un ambiente che di suo è meno “ingessato” di altri. Aggiungere una gara sicuramente è più semplice, ma non è detto che serva.
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