Da Valencia 2006 a Valencia 2022: la gara di Rossi ha qualcosa da insegnare a Ducati
16 anni fa Rossi perse il mondiale, nonostante una partenza dalla pole e 8 punti di vantaggio su Nicky Hayden. Bagnaia deve evitare calcoli eccessivi e cercare un buon risultato. Per Borgo Panigale tornare sulla pista della doppietta Bayliss-Capirossi significa avere la possibilità di chiudere un cerchio

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A Valencia si sono decisi diversi mondiali: l'ultimo è stato quello del 2020, vinto da Joan Mir, anche se non era l'ultima gara della stagione. Prima c'era stata la resa mondiale di Andrea Dovizioso (2017) su Marquez, e come dimenticare il 2015 di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo? Ma il gran premio di Valencia più famoso di tutti è senz'altro quello del 2006, con la scivolata del Dottore, Nicky Hayden campione del mondo e una doppietta Ducati firmata da Troy Bayliss e Loris Capirossi. E ci sono un paio di cose di quella gara che vale la pena ricordare, potrebbero tornare utili anche ai protagonisti di questo weekend.
Attenzione massima
Non è ancora facile, a 16 anni di distanza, dimenticare l'inspiegabile caduta di Rossi in curva 3, l'incredulità di Valentino, l'inutile rimonta fino al 13esimo posto e il mondiale perso per soli 5 punti. VR46 era partito dalla pole position, ma era scattato male e presto si era ritrovato settimo, con l'avversario in fuga al secondo posto. Al terzo giro, dopo un sorpasso per la sesta posizione, Valentino era caduto alla curva 3, e rientrato 20esimo aveva rimontato fino alla 13esima posizione, grazie soprattutto a qualche ritiro. Ma Rossi era troppo lontano dai primi - a una decina di secondi dai punti che gli sarebbero serviti- e con un Nicky Hayden ormai in gestione totale del gran premio. C'era un plotone di Honda a scortarlo e comunque il ritmo dell'americano era buono.
Cosa c'è di utile nel rivedere dopo tanto tempo questo gran premio - tra l'altro arcinoto- e chi ne può trarre ispirazione? Pecco Bagnaia dovrà correre senza esagerare con i calcoli: sarà fondamentale evitare casini in partenza - anche se il gp di Catalunya ci ricorda quanto si possa essere in balia del caso- e provare a fare un discreto ritmo. Nella MotoGP di oggi, se inizi a correre pensando semplicemente ad arrivare al traguardo, ti ritrovi matematicamente invischiato a centro gruppo, dove può succedere di tutto. Valencia 2006 ovviamente regala una speranza anche a Fabio Quartararo, anche se tra recuperare 8 o 23 punti c'è una bella differenza. Ma il Ricardo Tormo è una pista che Yamaha digerisce piuttosto bene, ed è il massimo a cui il francese possa ambire in questo momento.
Un cerchio che si chiude?
La doppietta di Bayliss e Capirossi fu la prima per la Desmosedici, ma fu anche l'ultima della MotoGP da 990cc. Dall'anno successivo entrarono per regolamento le 800cc, e sappiamo che Stoner fu maestro nel guidare al meglio la GP7: 10 vittorie e conquista del titolo mondiale. Ora che siamo tornati alle moto da un litro di cubatura, Pecco ha la possibilità, di nuovo a Valencia, di regalare il secondo mondiale a Borgo Panigale, di ricollegare in qualche modo la storia di Ducati al presente, oltre la parentesi di quel magico 2007. Di modo che non si possa più dire che sì, qualche gara la si porta a casa, ma si è vinto davvero solo perché c'era Stoner, e lasciare inconfutabilmente scritto negli annali che l'Italia è in grado di produrre moto e piloti al top del motorsport mondiale.
Attenzione massima
Non è ancora facile, a 16 anni di distanza, dimenticare l'inspiegabile caduta di Rossi in curva 3, l'incredulità di Valentino, l'inutile rimonta fino al 13esimo posto e il mondiale perso per soli 5 punti. VR46 era partito dalla pole position, ma era scattato male e presto si era ritrovato settimo, con l'avversario in fuga al secondo posto. Al terzo giro, dopo un sorpasso per la sesta posizione, Valentino era caduto alla curva 3, e rientrato 20esimo aveva rimontato fino alla 13esima posizione, grazie soprattutto a qualche ritiro. Ma Rossi era troppo lontano dai primi - a una decina di secondi dai punti che gli sarebbero serviti- e con un Nicky Hayden ormai in gestione totale del gran premio. C'era un plotone di Honda a scortarlo e comunque il ritmo dell'americano era buono.
Cosa c'è di utile nel rivedere dopo tanto tempo questo gran premio - tra l'altro arcinoto- e chi ne può trarre ispirazione? Pecco Bagnaia dovrà correre senza esagerare con i calcoli: sarà fondamentale evitare casini in partenza - anche se il gp di Catalunya ci ricorda quanto si possa essere in balia del caso- e provare a fare un discreto ritmo. Nella MotoGP di oggi, se inizi a correre pensando semplicemente ad arrivare al traguardo, ti ritrovi matematicamente invischiato a centro gruppo, dove può succedere di tutto. Valencia 2006 ovviamente regala una speranza anche a Fabio Quartararo, anche se tra recuperare 8 o 23 punti c'è una bella differenza. Ma il Ricardo Tormo è una pista che Yamaha digerisce piuttosto bene, ed è il massimo a cui il francese possa ambire in questo momento.
Un cerchio che si chiude?
La doppietta di Bayliss e Capirossi fu la prima per la Desmosedici, ma fu anche l'ultima della MotoGP da 990cc. Dall'anno successivo entrarono per regolamento le 800cc, e sappiamo che Stoner fu maestro nel guidare al meglio la GP7: 10 vittorie e conquista del titolo mondiale. Ora che siamo tornati alle moto da un litro di cubatura, Pecco ha la possibilità, di nuovo a Valencia, di regalare il secondo mondiale a Borgo Panigale, di ricollegare in qualche modo la storia di Ducati al presente, oltre la parentesi di quel magico 2007. Di modo che non si possa più dire che sì, qualche gara la si porta a casa, ma si è vinto davvero solo perché c'era Stoner, e lasciare inconfutabilmente scritto negli annali che l'Italia è in grado di produrre moto e piloti al top del motorsport mondiale.
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