Buon compleanno Valentino Rossi: 42 e non sentirli (o quasi)
Il nove volte campione del mondo è ancora ai nastri di partenza del motomondiale un quarto di secolo dopo il debutto del 1996. Negli ultimi dieci anni sono arrivati appena altrettanti successi, e nel 2020 solo un podio, ma il fenomeno di Tavullia rimane il rider più amato e non ha perso la voglia di combattere
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È il compleanno più celebrato della MotoGP, perché Valentino Rossi è indiscutibilmente ancora il pilota che attrae il maggior numero di tifosi e che trova il riscontro più importante da parte dei media, ma anche perché quest'anno il Dottore spegne 42 candeline. Al di là dei commenti di rito, come la storpiatura dell'espressione inglese “42 years old” in “42 years young”, si tratta di un record di longevità nel motorsport; tutti però si chiedono se ci sono ancora i margini per vedere Valentino competitivo al massimo livello del motociclismo sportivo.
Una vita in sella
Valentino ha trascorso ben più di metà della propria esistenza nel paddock, e questo dà già una parziale giustificazione al suo attaccamento all'ambiente. Il suo debutto risale al 1996, un quarto di secolo fa. Cinque anni più tardi Rossi festeggiava le 22 primavere già da due volte campione del mondo (125, 250), apprestandosi ad andare oltre la più fervida immaginazione dei suoi sostenitori della prima ora verso la conquista del primo alloro nella classe regina, in 500. Dieci anni dopo, nel 2011, viceversa in pochi immaginavano che il biennio in Ducati si sarebbe rivelato così amaro come poi avvenne.
Un bilancio sospeso?
È certo invece che non pochi addetti ai lavori avevano pronosticato l'avventura con la casa di Borgo Panigale come l'ultimo assolo del nove volte campione del mondo. Dieci anni e quasi duecento gran premi dopo, siamo invece ancora qui a festeggiare un pilota in attività. È vero, da allora a oggi si sono aggiunte appena dieci vittorie (1 nel 2013, 2 nel 2014, 4 nel 2015, 2 nel 2016 e 1 nel 2017) e l'anno scorso è arrivato appena un podio, ma ormai è chiaro che non sono le statistiche a interessare Rossi.
Non è una questione di record
Il decimo titolo è poco più che una chimera, il record di 123 successi di Agostini è troppo distante (8 successi). Anche solo pensare di vincere un singolo gp non è compatibile con quanto abbiamo visto in pista nell'ultimo anno, che ha regalato al Dottore appena uno striminzito terzo posto alla voce “trofei in bacheca”. Eppure sarebbe sbagliato immaginare il 2021 di Vale come una lunga passerella prima dell'addio alle corse su due ruote: nella MotoGP caotica dell'era coronavirus, in attesa del rientro di Marquez, ogni buon pilota in classe regina può sperare nella propria domenica di gloria, un momento nel quale le coincidenze astrali allineano i pianeti nel verso giusto. L'importante è farsi trovare pronti, e Valentino sta lavorando sodo per quell'obiettivo.
Una vita in sella
Valentino ha trascorso ben più di metà della propria esistenza nel paddock, e questo dà già una parziale giustificazione al suo attaccamento all'ambiente. Il suo debutto risale al 1996, un quarto di secolo fa. Cinque anni più tardi Rossi festeggiava le 22 primavere già da due volte campione del mondo (125, 250), apprestandosi ad andare oltre la più fervida immaginazione dei suoi sostenitori della prima ora verso la conquista del primo alloro nella classe regina, in 500. Dieci anni dopo, nel 2011, viceversa in pochi immaginavano che il biennio in Ducati si sarebbe rivelato così amaro come poi avvenne.
Un bilancio sospeso?
È certo invece che non pochi addetti ai lavori avevano pronosticato l'avventura con la casa di Borgo Panigale come l'ultimo assolo del nove volte campione del mondo. Dieci anni e quasi duecento gran premi dopo, siamo invece ancora qui a festeggiare un pilota in attività. È vero, da allora a oggi si sono aggiunte appena dieci vittorie (1 nel 2013, 2 nel 2014, 4 nel 2015, 2 nel 2016 e 1 nel 2017) e l'anno scorso è arrivato appena un podio, ma ormai è chiaro che non sono le statistiche a interessare Rossi.
Non è una questione di record
Il decimo titolo è poco più che una chimera, il record di 123 successi di Agostini è troppo distante (8 successi). Anche solo pensare di vincere un singolo gp non è compatibile con quanto abbiamo visto in pista nell'ultimo anno, che ha regalato al Dottore appena uno striminzito terzo posto alla voce “trofei in bacheca”. Eppure sarebbe sbagliato immaginare il 2021 di Vale come una lunga passerella prima dell'addio alle corse su due ruote: nella MotoGP caotica dell'era coronavirus, in attesa del rientro di Marquez, ogni buon pilota in classe regina può sperare nella propria domenica di gloria, un momento nel quale le coincidenze astrali allineano i pianeti nel verso giusto. L'importante è farsi trovare pronti, e Valentino sta lavorando sodo per quell'obiettivo.
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