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Sostituzione impianto frenante: cosa dice la legge?

Sostituire l'impianto frenante originale con un componente aftermarket è concesso, ma bisogna rispettare precise procedure tecniche e burocratiche. Ecco come fare per rimanere in regola

Quella della sostituzione freni (non parliamo delle pastiglie, ma dell’intero impianto) è una procedura piuttosto complicata, non solo a livello tecnico ma anche burocratico. Fortunatamente, da qualche anno l’intera pratica è stata resa più semplice e più snella, ma se si vuole intervenire sui freni bisogna comunque prestare attenzione ad alcune regole specifiche. Facciamo chiarezza. 

La situazione ad oggi

Come accennato, il Decreto attuativo del 10 settembre 2010 ha reso la procedura molto più semplice. Prima di allora, per sostituire l’impianto frenante, si rendeva infatti necessaria una lunga e costosa serie di procedure, tra cui anche l’ottenimento del “nulla osta” da parte della casa costruttrice della moto (nulla osta che, chiaramente, non veniva mai concesso). La nuova legge ha invece permesso ai costruttori di impianti frenanti di ottenere un’omologazione autonoma. In questo modo, il legislatore ha inteso liberalizzare l’intero comparto, favorendo da un lato la libera concorrenza tra aziende di componenti e permettendo dall’altro all’utente finale di migliorare il proprio sistema frenante rimanendo entro i limiti di legge. 

Il nuovo Decreto

Nello specifico, il nuovo decreto attuativo, che di fatto è andato a modificare art.75 del Codice della Strada, ha previsto la possibilità di modificare i “sistemi frenanti” per le categorie M1 (autoveicoli fino a 3,5 ton) e L3 (moto a superiori ai 50 ccm3), lasciando ai costruttori l’onere di omologare l’intero sistema prima della sua vendita (in precedenza il compito era affidato al costruttore del motociclo, assai reticente, per ovvie ragioni, ad iniziare una simile procedura). 

Cosa s’intende per impianto frenante

Lo stesso decreto prescrive che, per “sistema frenante” s’intendono, oltre ai dischi, anche “pinze freno, pastiglie, adattatori pinze, tubazioni di collegamento, sensori e pompe per i motocicli” e che per “Modifica” si intende l’installazione di un impianto frenante con “caratteristiche diverse rispetto all’impianto di primo equipaggiamento”. 

Quali requisiti deve avere il nuovo impianto?

Ferma restando la necessaria omologazione, il nuovo impianto frenante montato in sostituzione a quello originale deve, così come specificato dall’Allegato C del nuovo Decreto, possedere i seguenti requisiti: 

A) soddisfare le medesime disposizioni di frenatura secondo le quali è stato omologato il tipo di veicolo per il quale è richiesta l'omologazione del sistema;
B) presentare caratteristiche di attrito dinamiche non inferiori a quelle del sistema di frenatura originale;
C) possedere caratteristiche meccaniche tali da garantire almeno gli stessi standard del sistema di frenatura originale;
D) presentare stabilità alle differenti temperature.

Procedura da seguire per la modifica all’impianto - per costruttori

Come accennato, l’onere di ottenere l’omologazione dell’impianto è stato col nuovo Decreto affidato ai costruttori del pezzo aftermarket. Il nuovo iter procedurale prevede infatti che l’azienda costruttrice ne faccia richiesta al Servizio Tecnico del Dipartimento per i Trasporti, a cui spetta il compito di verificare la documentazione, i dati tecnici e i componenti. Successivamente, vengono eseguite prove funzionali e di durata, e solo alla fine la Direzione generale della Motorizzazione Civile rilascia il certificato di omologazione. 

La procedura, in sintesi

1) Acquisto di un nuovo impianto regolarmente omologato;
2) Istallazione dell’impianto da parte di un’officina abilitata;
3) Ottenimento del certificato di installazione da parte dell’officina;
4) Aggiornamento della carte di circolazione.
 

Procedura da seguire per la modifica all’impianto

Al cliente finale non spetta altro che acquistare l’impianto frenante (che dev’essere come detto omologato per il modello su cui deve essere montato) e rivolgersi ad un’officina abilitata per l’istallazione delle componenti (oppure, se preferisce, delegare a quest’ultima anche la scelta e l’acquisto dell’impianto più idoneo). 
 

Serve il certificato

Una volta completato il montaggio, l’installatore deve obbligatoriamente rilasciare al cliente un apposito certificato di installazione, all’interno del quale sono specificate, oltre alle procedure eseguite ed il rispetto degli obblighi previsti per legge, anche le caratteristiche della moto su cui s’è intervenuti, quindi numero di targa e di telaio. 
 

Bisogna aggiornare il libretto

Fondamentale è l’aggiornamento del libretto, la cui pratica spetta al cliente finale. Completata l’istallazione ed ottenuto il certificato dall’officina installatrice, bisognerà infatti recarsi presso l’Ufficio della motorizzazione civile ed effettuare un apposito collaudo (una semplice prova di frenata). Verificati i documenti e superato il test, l’ufficio permetterà di ottenere l’aggiornamento della carta di circolazione. A quel punto, si sarà perfettamente in regola. 
 

La moto rimane in garanzia?

Assolutamente sì. Se operata nel rispetto delle prescrizioni sopra ricordate, quindi impianto con omologazione, istallazione effettuata da un professionista abilitato, rilascio del certificato e aggiornamento del libretto, la garanzia della Casa non decade in seguito a una modifica. 

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