MotoGP 2014 il ritorno dei sensori delle temperature
Notizie MotoGP – Dopo averli vietati nel 2010 e 2011 i sensori di temperature sono tornati "legali". Con questo nuovo aiuto, le temperature degli pneumatici vengono tenute sotto controllo raccogliendo dati importanti sull'utilizzo che possono diventare utili non solo per il costruttore ma anche per le case costruttrici
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Sensori per le temperature
Dal 2012, dopo un biennio in cui ne era stato vietato l'usi, le MotoGP sono state dotate di nuovi piccoli sensori rossi (neri per Yamaha) integrati nei parafanghi che misurano la temperatura degli pneumatici. Dei dispositivi che stanno rapidamente diventando uno strumento indispensabile per vedere come funzionano le gomme e consolidare le sensazioni del pilota, o modificare le impostazioni della moto di conseguenza. Pneumatico posteriore, pneumatico anteriore, destra, sinistra e parte centrale del battistrada, tutto può essere analizzato, anche se i sensori anteriori sono più spesso utilizzati per misurare la temperatura del disco rispetto a quella dello pneumatico. Non si tratta di uno strumento in grado di migliorare le performance dei piloti perché a questo livello, tutti i driver sono pienamente in grado di esprimere un problema insolito di grip, ma consente, ad esempio, di vedere se la temperatura della gomma è in aumento e quindi prevenire una repentina mancanza di grip. Si tratta quindi di un lavoro molto più completo rispetto alla misurazione della temperatura convenzionale gestito direttamente dal costruttore o dei valori tecnici rilevati sulla gomma dopo una corsa. I sensori sono presenti anche nelle Moto2 ma di questo tipo selettivo sono arrivati solo nel 2012. Prima invece si usava un semplice rilevatore piazzato sulla valvola dello pneumatico in grado di rilevare la sola temperatura di superficie senza riuscire a distinguere le zone. La classe più piccola del motomondiale, la Moto3, invece, sembra non farne ancora uso. Probabilmente visto che la maggior parte degli arrivi è in volata, ovvero in una situazione dove è il polso del pilota a fare la differenza, gli ingegneri devono aver pensato che un sensore della temperatura sia (per ora) abbastanza inutile.
Dal 2012, dopo un biennio in cui ne era stato vietato l'usi, le MotoGP sono state dotate di nuovi piccoli sensori rossi (neri per Yamaha) integrati nei parafanghi che misurano la temperatura degli pneumatici. Dei dispositivi che stanno rapidamente diventando uno strumento indispensabile per vedere come funzionano le gomme e consolidare le sensazioni del pilota, o modificare le impostazioni della moto di conseguenza. Pneumatico posteriore, pneumatico anteriore, destra, sinistra e parte centrale del battistrada, tutto può essere analizzato, anche se i sensori anteriori sono più spesso utilizzati per misurare la temperatura del disco rispetto a quella dello pneumatico. Non si tratta di uno strumento in grado di migliorare le performance dei piloti perché a questo livello, tutti i driver sono pienamente in grado di esprimere un problema insolito di grip, ma consente, ad esempio, di vedere se la temperatura della gomma è in aumento e quindi prevenire una repentina mancanza di grip. Si tratta quindi di un lavoro molto più completo rispetto alla misurazione della temperatura convenzionale gestito direttamente dal costruttore o dei valori tecnici rilevati sulla gomma dopo una corsa. I sensori sono presenti anche nelle Moto2 ma di questo tipo selettivo sono arrivati solo nel 2012. Prima invece si usava un semplice rilevatore piazzato sulla valvola dello pneumatico in grado di rilevare la sola temperatura di superficie senza riuscire a distinguere le zone. La classe più piccola del motomondiale, la Moto3, invece, sembra non farne ancora uso. Probabilmente visto che la maggior parte degli arrivi è in volata, ovvero in una situazione dove è il polso del pilota a fare la differenza, gli ingegneri devono aver pensato che un sensore della temperatura sia (per ora) abbastanza inutile.
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