Dottor Zasa: "Alla Clinica Mobile si cura il corpo, ma anche l'anima"
MotoGP news – Da questa stagione Claudio Costa, il leggendario "dottorcosta" ha lasciato la direzione della Clinica Mobile al Dottor Michele Zasa. A campionato quasi terminato abbiamo intervistato il giovane medico parmense, che ci ha raccontato la "sua" Clinica Mobile, gli insegnamenti del dott. Costa, il rapporto che si crea con i piloti e alcuni suoi progetti futuri
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La Clinica Mobile di oggi
Dal 2014 il Dottor Costa ha lasciato il timone della sua Clinica Mobile al suo sucessore designato il Dott. Michele Zasa. Trentacinque anni, originario di Parma, specializzato in anestesia e rianimazione, ha fatto il grande passo insieme al Dottor Guido Dalla Rosa Prati, amministratore delegato del centro diagnostico. Il Dott. Michele Zasa si è fatto carico di una bella eredità e ha dimostrato di esserne all'altezza, con la giusta dose di elevata professionalità e passione. L'abbiamo incontrato per tirare le somme di questa prima stagione senza il Dottor Costa.
Sei stato tre anni a fianco del Dottor Costa, come se avessi preso un'altra laurea.
In parte sì (ride). Da lui ho approfondito un aspetto che mi interessava e che era già mio: la cura non solo del corpo, ma anche dell'anima del paziente. Era una cosa che già da specializzando avevo notato. Gli ospedali moderni sono una catena di montaggio, devi operare tanto, stando attento al budget, e vedevo che l'esigenza di molte persone comuni, era avere un contatto con il dottore. Questo è quello che il Dott. Costa insegna: l'importanza di una parola, una carezza, un gesto, ce n'è bisogno. Tra gli sportivi anche, per dargli motivazione e fargli capire che gli sei vicino, soprattutto nei momenti difficili. E forse ci sarebbe più bisogno di una umanizzazione della medicina anche nella vita di tutti i giorni. Abbiamo fatto passi da giganti nell'ambito scientifico, ma quel rapporto medico-paziente si è perso.
Senti il peso dell'eredità?
No, perché sono un'incosciente e faccio le cose senza pensarci (ride). Potrei sentire il peso più della responsabilità che dell'eredità, perché lavoravo qui dentro già da prima, quindi son cose che ho già fatto. Soprattutto l'ultimo anno il Dott. Costa era un po' meno presente, anche per motivi di età, e quindi sono stato io ad aver un po' portato avanti le cose. Per esempio, c'ero io con Lorenzo ad Assen, quando ha avuto l'incidente alla clavicola, c'ero io con Marquez quando a Silverstone è arrivato con una spalla lussata. L'eredità era già in atto e da parte mia c'è la consapevolezza che io non sarò mai, né voglio essere, il Dott. Costa, io sono il Dott. Zasa.
Come è composto il team della Clinica Mobile?
Ad ogni Gran Premio partecipiamo in due medici, io che sono un rianimatore e c'è sempre con me un ortopedico che fa parte di un pool di quattro ortopedici che si alternano nelle varie tappe. Ci sono poi cinque fisioterapisti e un tecnico radiologo in Europa, perché abbiamo anche la radiologia. Fuori Europa viaggiamo in otto, in quel caso vengono di solito con noi sei fisioterapisti. I fisioterapisti si alternano, ma le persone sono comunque sempre le stesse, perché ai piloti piace vedere le stesse facce. Abbiamo standardizzaeto delle procedure, per quanto dire che la Clinica Mobile abbia delle “procedure standard” è un po' improprio. Ci inventiamo sempre le cose, quello che capita ai motociclisti e quello che fanno è qualcosa di straordinario, non può rientrare nelle classiche linee guide.
Quando un pilota si fa male quali sono le procedure?
La Clinica Mobile, storicamente negli anni '70, faceva anche emergenza in pista, poi giustamente i circuiti si sono dotati dei loro centri medici. Adesso il soccorso in pista viene fatto dai medici locali, se il pilota viene trasportato in ambulanza va al centro medico e il regolamento della federazione motociclistica prevede che ci siano anche i medici della Clinica Mobile. Ufficialmente come osservatori, però è risaputo anche a livello di commissione medica della FIM che in molti casi collaboriamo con loro. A volte abbiamo avuto anche un ruolo importante, soprattutto in certe realtà estere dove magari il livello della medicina di emergenza non è sempre all'altezza. Capita che semplicemente non sono abituati a questi eventi di grossa dimensione e quindi gli si dà una mano dal punto di vista del coordinamento. Avendo l'occhio più allenato magari riusciamo a capire subito cos'ha il paziente, quali sono le priorità e l'infortunio del pilota. Noi siamo presenti. Spesso finito l'intervento al Centro Medico, se il pilota ha qualcosa di rilevante viene portato all'ospedale e uno di noi va con lui, siamo i suoi medici di fiducia. Se invece non ha niente di grave, magari una frattura, e vuole comunque provare a correre, viene in Clinica e proviamo a trovare una soluzione.
Quali novità hai introdotto dallo scorso anno?
La radiologia digitale innanzitutto, e questo ci ha permesso già in un paio di occasioni di individuare un paio di fratturine che al centro medico non erano state viste. A livello di interventi "estetoci" abbiamo appeso foto di piloti storici all'interno della clinica mobile visto che sono un appassionato dell'epopea d'oro del motociclismo e anche dell'automobilismo. Abbiamo Giacomo Agostini, “Fast” Freddie Spencer, Kevin Schwantz, Wayne Rayney, Barry Sheene, Mick Doohan che è un personaggio molto legato alla Clinica Mobile per quella che è stata la sua esperienza e l'episodio storico di Assen con il Dottor Costa.
Qual è una vostra giornata tipo nel week end?
La struttura arriva il lunedì e dal martedì siamo operativi con un medico. Mentre i team montano le loro hospitality assicuriamo una nostra presenza agli addetti ai lavori. Dal giovedì mattina il team è al completo e la giornata inizia alle 9.30, mentre dal venerdì alla domenica verso le 7.30. C'è il primo flusso di persone che ha bisogno di molta fisioterapia, preparazione alle mani e alle spalle, qualche trattamento prima di entrare in pista. Noi medici vediamo di cosa hanno bisogno i piloti e somministrazioni di antidolorifici. Per il resto della giornata, dal punto di vista medico, arriva tutto il paddock, c'è il week end che in giro c'è tanta influenza per esempio. Sembra strano, ma la maggior parte delle patologie che noi curiamo sono influenze e gastroenteriti. Quello che ci dà lustro sono gli interventi che facciamo, ma quello rappresenta il 10% della nostra attività. Ci sono piste in cui i piloti cadono di più e questo non vuol dire che la pista sia più a rischio, però se il pilota cade andiamo al centro medico o arriva direttamente qui. Durante le prove siamo collegati via radio con la direzione gara, pronti a intervenire. La fisioterapia prosegue sempre, siamo a totale disposizione. L'attività medica intorno alle cinque o sei del pomeriggio si dirada, ma non finisce fino alle otto. Il grosso della fisioterapia inizia invece dalle 15.30 fino alle 19.30/20 è un continuo via vai di ragazzi, fisioterapia decontratturante per lo più. In media ogni week end facciamo 300 prestazioni fisioterapiche e 100 interventi medici in media, numeri spaventosi. Siamo presi d'assalto (ride) ci fa piacere, vuol dire che apprezzano il lavoro che facciamo e questa è la nostra forza.
Che rapporto si crea con il pilota?
Ottimo, quasi fraterno. Io ho 35 anni, Valentino Rossi è del febbraio 79 come me, lui è il più grande e gli altri sono più piccoli (ride). Sicuramente è anche professionale, ma cerchiamo un po' di sdrammatizzare e di scherzare con i ragazzi. Tutti i piloti lavorano con tutti i fisioterapisti, ma è logico che si crea qualche rapporto speciale e di amicizia oserei dire. Ci si sente anche telefonicamente, ci si manda i whatsapp. Nel momento del bisogno ci siamo e gli stiamo vicino, anche dal punto di vista mentale quando magari un pilota sta attraversando un momento difficile. Proviamo a dargli qualche motivazione. La Clinica Mobile è il posto dove trovano un po' di relax, non hanno le telecamere addosso, non ci sono i manager, i meccanici. Vengono qui e sono tranquilli, hanno voglia di fare due chiacchiere e sfogarsi. È l'attimo dove li lasci parlare e poi molto liberamente gli dici quel che pensi, li provi a tirare su di morale.
Hai in mente qualche progetto nuovo?
Mi piacerebbe seguire i piloti ancora di più, anche nella fase della preparazione. Avere un centro della Clinica Mobile che dialoga con i loro fisioterapisti e preparatori atletici per ottimizzare la preparazione di tutti i piloti e lavorare sull'alimentazione. Vedo molti ragazzini che quando arrivano qui non sono preparati sugli aspetti nutritivi. Vorrei offrire di più al pilota, interfacciandomi alle loro figure di riferimento a casa, per lavorare in cooperazione con il loro entourage. In generale vuole essere un'ottimizzazione della salute del benessere, che dev'essere un messaggio per tutti, a maggior ragione per un pilota che va a 300 km/h.
Dal 2014 il Dottor Costa ha lasciato il timone della sua Clinica Mobile al suo sucessore designato il Dott. Michele Zasa. Trentacinque anni, originario di Parma, specializzato in anestesia e rianimazione, ha fatto il grande passo insieme al Dottor Guido Dalla Rosa Prati, amministratore delegato del centro diagnostico. Il Dott. Michele Zasa si è fatto carico di una bella eredità e ha dimostrato di esserne all'altezza, con la giusta dose di elevata professionalità e passione. L'abbiamo incontrato per tirare le somme di questa prima stagione senza il Dottor Costa.
Sei stato tre anni a fianco del Dottor Costa, come se avessi preso un'altra laurea.
In parte sì (ride). Da lui ho approfondito un aspetto che mi interessava e che era già mio: la cura non solo del corpo, ma anche dell'anima del paziente. Era una cosa che già da specializzando avevo notato. Gli ospedali moderni sono una catena di montaggio, devi operare tanto, stando attento al budget, e vedevo che l'esigenza di molte persone comuni, era avere un contatto con il dottore. Questo è quello che il Dott. Costa insegna: l'importanza di una parola, una carezza, un gesto, ce n'è bisogno. Tra gli sportivi anche, per dargli motivazione e fargli capire che gli sei vicino, soprattutto nei momenti difficili. E forse ci sarebbe più bisogno di una umanizzazione della medicina anche nella vita di tutti i giorni. Abbiamo fatto passi da giganti nell'ambito scientifico, ma quel rapporto medico-paziente si è perso.
Senti il peso dell'eredità?
No, perché sono un'incosciente e faccio le cose senza pensarci (ride). Potrei sentire il peso più della responsabilità che dell'eredità, perché lavoravo qui dentro già da prima, quindi son cose che ho già fatto. Soprattutto l'ultimo anno il Dott. Costa era un po' meno presente, anche per motivi di età, e quindi sono stato io ad aver un po' portato avanti le cose. Per esempio, c'ero io con Lorenzo ad Assen, quando ha avuto l'incidente alla clavicola, c'ero io con Marquez quando a Silverstone è arrivato con una spalla lussata. L'eredità era già in atto e da parte mia c'è la consapevolezza che io non sarò mai, né voglio essere, il Dott. Costa, io sono il Dott. Zasa.
Come è composto il team della Clinica Mobile?
Ad ogni Gran Premio partecipiamo in due medici, io che sono un rianimatore e c'è sempre con me un ortopedico che fa parte di un pool di quattro ortopedici che si alternano nelle varie tappe. Ci sono poi cinque fisioterapisti e un tecnico radiologo in Europa, perché abbiamo anche la radiologia. Fuori Europa viaggiamo in otto, in quel caso vengono di solito con noi sei fisioterapisti. I fisioterapisti si alternano, ma le persone sono comunque sempre le stesse, perché ai piloti piace vedere le stesse facce. Abbiamo standardizzaeto delle procedure, per quanto dire che la Clinica Mobile abbia delle “procedure standard” è un po' improprio. Ci inventiamo sempre le cose, quello che capita ai motociclisti e quello che fanno è qualcosa di straordinario, non può rientrare nelle classiche linee guide.
Quando un pilota si fa male quali sono le procedure?
La Clinica Mobile, storicamente negli anni '70, faceva anche emergenza in pista, poi giustamente i circuiti si sono dotati dei loro centri medici. Adesso il soccorso in pista viene fatto dai medici locali, se il pilota viene trasportato in ambulanza va al centro medico e il regolamento della federazione motociclistica prevede che ci siano anche i medici della Clinica Mobile. Ufficialmente come osservatori, però è risaputo anche a livello di commissione medica della FIM che in molti casi collaboriamo con loro. A volte abbiamo avuto anche un ruolo importante, soprattutto in certe realtà estere dove magari il livello della medicina di emergenza non è sempre all'altezza. Capita che semplicemente non sono abituati a questi eventi di grossa dimensione e quindi gli si dà una mano dal punto di vista del coordinamento. Avendo l'occhio più allenato magari riusciamo a capire subito cos'ha il paziente, quali sono le priorità e l'infortunio del pilota. Noi siamo presenti. Spesso finito l'intervento al Centro Medico, se il pilota ha qualcosa di rilevante viene portato all'ospedale e uno di noi va con lui, siamo i suoi medici di fiducia. Se invece non ha niente di grave, magari una frattura, e vuole comunque provare a correre, viene in Clinica e proviamo a trovare una soluzione.
Quali novità hai introdotto dallo scorso anno?
La radiologia digitale innanzitutto, e questo ci ha permesso già in un paio di occasioni di individuare un paio di fratturine che al centro medico non erano state viste. A livello di interventi "estetoci" abbiamo appeso foto di piloti storici all'interno della clinica mobile visto che sono un appassionato dell'epopea d'oro del motociclismo e anche dell'automobilismo. Abbiamo Giacomo Agostini, “Fast” Freddie Spencer, Kevin Schwantz, Wayne Rayney, Barry Sheene, Mick Doohan che è un personaggio molto legato alla Clinica Mobile per quella che è stata la sua esperienza e l'episodio storico di Assen con il Dottor Costa.
Qual è una vostra giornata tipo nel week end?
La struttura arriva il lunedì e dal martedì siamo operativi con un medico. Mentre i team montano le loro hospitality assicuriamo una nostra presenza agli addetti ai lavori. Dal giovedì mattina il team è al completo e la giornata inizia alle 9.30, mentre dal venerdì alla domenica verso le 7.30. C'è il primo flusso di persone che ha bisogno di molta fisioterapia, preparazione alle mani e alle spalle, qualche trattamento prima di entrare in pista. Noi medici vediamo di cosa hanno bisogno i piloti e somministrazioni di antidolorifici. Per il resto della giornata, dal punto di vista medico, arriva tutto il paddock, c'è il week end che in giro c'è tanta influenza per esempio. Sembra strano, ma la maggior parte delle patologie che noi curiamo sono influenze e gastroenteriti. Quello che ci dà lustro sono gli interventi che facciamo, ma quello rappresenta il 10% della nostra attività. Ci sono piste in cui i piloti cadono di più e questo non vuol dire che la pista sia più a rischio, però se il pilota cade andiamo al centro medico o arriva direttamente qui. Durante le prove siamo collegati via radio con la direzione gara, pronti a intervenire. La fisioterapia prosegue sempre, siamo a totale disposizione. L'attività medica intorno alle cinque o sei del pomeriggio si dirada, ma non finisce fino alle otto. Il grosso della fisioterapia inizia invece dalle 15.30 fino alle 19.30/20 è un continuo via vai di ragazzi, fisioterapia decontratturante per lo più. In media ogni week end facciamo 300 prestazioni fisioterapiche e 100 interventi medici in media, numeri spaventosi. Siamo presi d'assalto (ride) ci fa piacere, vuol dire che apprezzano il lavoro che facciamo e questa è la nostra forza.
Che rapporto si crea con il pilota?
Ottimo, quasi fraterno. Io ho 35 anni, Valentino Rossi è del febbraio 79 come me, lui è il più grande e gli altri sono più piccoli (ride). Sicuramente è anche professionale, ma cerchiamo un po' di sdrammatizzare e di scherzare con i ragazzi. Tutti i piloti lavorano con tutti i fisioterapisti, ma è logico che si crea qualche rapporto speciale e di amicizia oserei dire. Ci si sente anche telefonicamente, ci si manda i whatsapp. Nel momento del bisogno ci siamo e gli stiamo vicino, anche dal punto di vista mentale quando magari un pilota sta attraversando un momento difficile. Proviamo a dargli qualche motivazione. La Clinica Mobile è il posto dove trovano un po' di relax, non hanno le telecamere addosso, non ci sono i manager, i meccanici. Vengono qui e sono tranquilli, hanno voglia di fare due chiacchiere e sfogarsi. È l'attimo dove li lasci parlare e poi molto liberamente gli dici quel che pensi, li provi a tirare su di morale.
Hai in mente qualche progetto nuovo?
Mi piacerebbe seguire i piloti ancora di più, anche nella fase della preparazione. Avere un centro della Clinica Mobile che dialoga con i loro fisioterapisti e preparatori atletici per ottimizzare la preparazione di tutti i piloti e lavorare sull'alimentazione. Vedo molti ragazzini che quando arrivano qui non sono preparati sugli aspetti nutritivi. Vorrei offrire di più al pilota, interfacciandomi alle loro figure di riferimento a casa, per lavorare in cooperazione con il loro entourage. In generale vuole essere un'ottimizzazione della salute del benessere, che dev'essere un messaggio per tutti, a maggior ragione per un pilota che va a 300 km/h.
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